Viaggio nelle periferie milanesi con la voglia di "abitare popolare"
Triturato da una lunga serie di avvenimenti, che mi hanno costretto a riconsiderare, alcuni aspetti rimossi nel corso della quotidianetà, leggi - cercasi casa - sono finalmente atterrato in un "altro" quartiere a Milano. Qui ho trovato conferma di quanto mi piaccia questa città, e di quanto mi sarebbe difficile "barattarla" con altre. E questo dopo averla scelta e vissuta per oltre 40 anni.
Sin dal secondo giorno, vuoi per necessità che per curiosità ho cominciato l'esplorazione del quartiere "che è periferia".
A questo punto sento prepotente la domanda "ma dove vive sto deficiente?"
L’unico ente che ha individuato con certezza i relativi confini è l’Agenzia delle Entrate, che ha suddiviso Milano in Centro Storico, Centro, 4 Semicentri e 4 Periferie, queste ultime dalla cerchia della linea Atm 90/91 fino ai confini comunali.
Ora Milano sta costruendo le sue Municipalità e si allarga a città metropolitana.
"Abitare Popolare" e periferie
Se Milano, nel suo complesso, fosse stata una città più attenta, e non dico solo nelle istituzioni, ma anche e soprattutto per i soggetti economici, della cultura e dell'informazione, probabilmente non avrebbe accumulato un patrimonio abitativo pubblico di quasi 5000 appartamenti inutilizzati, oltre a spazi commerciali ed altro ancora.
Nostante l'abuso del bombardamento mediatico pre e post elettorale, il mix sociale abitativo dei quartieri “periferici” di edilizia pubblica a Milano (ma non solo) non è cambiato ed è caratterizzato da una consistente presenza di categorie sociali “deboli”, come anziani e persone con problemi psicologici o tendenti alla “prevaricazione”, che creano condizioni socio-abitative precarie o addirittura pericolose. Questa è la ragione per cui si dice che è necessario programmare l’arricchimento del mix sociale abitativo e funzionale promuovendo l’abitazione nei quartieri di inquilini “proattivi”, semplicemente persone che si impegnino ad assicurare una presenza “sociale”.
Non è un caso che la sperimentazione della cosidetta Autogestione ha dimostrato che la situazione socio-abitativa può migliorare anche grazie all’assunzione di responsabilità gestionale da parte di chi già abita nelle case di Edilizia Residenziale Pubblica.
Bando alle Periferie
Intanto sono oltre 170 le proposte presentate con l’obiettivo di migliorare la qualità della vita in tutti i quartieri. Perchè Milano raccoglie la sfida lanciata dal Comune
Per il secondo anno consecutivo, dunque, la risposta della città è stata pronta e la partecipazione importante, segno della vitalità e della diffusione capillare delle realtà sociali che animano Milano.
Dopo la fase sperimentale dell’anno precedente, il ‘Bando alle periferie’ non solo è replicato, ma anche sistematizzato: verrà cioè lanciato ogni anno con un finanziamento disponibile di un milione di euro. Il processo di presentazione delle candidature, per la prima volta on-line, è stato accelerato e semplificato.È stata questa la seconda edizione del bando messo a punto dalla Direzione di Progetto ‘Sviluppo e Coordinamento Strategico Periferie’ che, con un milione di euro di finanziamento, quest’anno ha una capienza quasi raddoppiata rispetto al 2017. I progetti vincitori sono aumentati (nel 2017 furono 14): 11 si riferiscono a progetti che si terranno in ciascuno dei cinque ambiti già individuati dall’Amministrazione nel 2017 (Giambellino-Lorenteggio, Corvetto-Chiaravalle-Porto di Mare, Adriano-Padova-Rizzoli, Niguarda-Bovisa e Qt8-Gallaratese), 3 interessano trasversalmente tutti i cinque ambiti e 12 verranno realizzati negli altri quartieri della città.
Tutti i progetti sono pensati su misura per i quartieri e le comunità di riferimento, per coglierne le risorse e indirizzarle verso un processo di rigenerazione urbana creativo e responsabile, impensabile senza l’attivazione e la partecipazione delle associazioni presenti sul territorio, dei cittadini che lo abitano e dei servizi che vi sono insediati.
Un processo per affiancare l’azione del Comune per la riqualificazione delle periferie - che passa dalle case popolari al sistema viabilistico, dalle scuole ai grandi progetti di riconversione di edifici come di intere aree - di cui risulta efficacemente complementare.
Finalmente ci sono anche dei regolamenti. Per realizzare le iniziative ci saranno dieci mesi di tempo, durante i quali i soggetti promotori saranno affiancati dall’Amministrazione con un’attenta attività di accompagnamento.
Del milione complessivo a disposizione, come previsto dal Bando, il finanziamento massimo per ogni attività è di 100mila euro nel caso dei progetti che interessano trasversalmente tutti i cinque ambiti territoriali (multi-ambito) e di 40mila euro nel caso degli altri progetti (mono ambito e altri quartieri). È prevista inoltre una quota di co-finanziamento a carico del soggetto proponente non inferiore al 10% del costo totale.
Criminalità
Come è ovvio nel caso della criminalità e della sicurezza, il ventaglio della percezione e della realtà è piuttosto grande e mal raccontato. Le quattro aree di Milano individuate come le più problematiche e pericolose, sono ad oggi i quartieri Lambrate, Mecenate, Quarto Oggiaro e Scalo Romana.
Nonostante il trend positivo sulla sicurezza, registrato nel 2016, con una diminuzione dei delitti del 5%, si sono comunque rilevati nel 2017, 23mila denunce o arresti e beni sequestrati per oltre 31 milioni di euro.
“Tra le criticità ci sono le presenze di bande giovanili, principalmente sudamericane, protagoniste di reati predatori e risse”. Tra le aree critiche sul fronte dello spaccio di stupefacenti, emergono invece Lambrate, Quarto Oggiaro e Rogoredo, dove si trova il “boschetto della droga”, l’area verde di via Cassinis nota per lo spaccio di eroina.