Il reddito di cittadinanza alla tedesca. Funziona

Il reddito di cittadinanza, o quel che gli assomiglia, fa discutere anche a Berlino. L’Hartz IV è l’assegno sociale, che dovrebbe corrispondere al minimo vitale, 409 euro al mese, più l’alloggio e le spese relative.

 

Jens Spahn, della destra cristiano democratica e futuro ministro alla sanità e alla famiglia, lunedì alla tv ha osato dichiarare che «con questa somma ognuno ha quel che gli serve». È stato sommerso dalle critiche, non solo da parte socialdemocratica e dall’estrema sinistra. Spahn ha pronunciato una frase crudele, gli assistiti devono contare gli euro giorno per giorno, ed è impossibile concedersi un piccolo svago, o accontentare il desiderio di un bambino.

Aumentare l’assegno? Lo ricevono in sei milioni (un terzo stranieri) e dieci euro in più al mese equivarrebbero a oltre mezzo miliardo in più all’anno. Ma non è questo il punto.

In Italia si confonde l’Hartz IV con l’assegno di disoccupazione che è ben diverso, e limitato nel tempo.
L’assegno sociale, se non cambiano le condizioni, si riscuote per sempre, e ne ha diritto anche chi non ha mai lavorato un solo giorno in vita sua.


Jobcenter cover light

Se si aumenta oltre un certo limite finisce per sfiorare la paga minima di un lavoratore non qualificato.
 Perché alzarsi alle cinque del mattino per rifare le camere di un albergo, invece di starsene a casa, per una differenza di un paio di centinaia di euro, perdendo diversi benefit come i biglietti gratis o scontati sulla metropolitana?
Se si aumenta troppo, si obietta, viene anche meno la spinta a trovarsi un lavoro, e l’Hartz IV si trasforma in una trappola.

Le promesse dei grillini per il reddito di cittadinanza hanno fatto riemergere vecchi servizi e articoli rimessi in circolo su Facebook.

Ad esempio, un reportage di Presa diretta su Rai Tre che risale a ben tre anni fa, il 1° marzo del 2015. Una totale fake news, che mi era sfuggita a suo tempo. Berlino sembra una città del terzo mondo.

Chi riceve l’Hartz IV sarebbe quasi ridotto in schiavitù, gli si proibisce persino di andarsene in un’altra città. Certamente, perché è obbligato a cercare lavoro, e l’ufficio collocamento deve trovarlo. Se vuole traslocare, basta che avverta.

I figli quindicenni sarebbero costretti a lavorare (ovviamente vietato, la Germania non è un paese del terzo mondo), si perde l’assistenza sanitaria (l’hanno tutti, anche i barboni), e si perde dignità perché si viene costretti ad accettare un lavoro al di sotto della propria qualifica. Vero in parte. Se io fossi rimasto disoccupato un tempo, prima della riforma Schröder, avrei potuto accettare solo un altro posto come corrispondente dall’estero.

Oggi dovrei anche fare il cronista. O l’insegnante, o il taxista. Triste, ma capita a pochi.

E le sanzioni, se si rifiuta un lavoro, o non si partecipa ai corsi di qualificazione professionale, sono minime, proprio perché non è legittimo tagliare quel che è il minimo per vivere.

 

Il servizio di Rai Tre era meno che professionale,
e oggi serve a diversi scopi: a criticare la proposta dei grillini,
e come sempre ad aizzare quanti non sopportano la Germania di Frau Merkel.

È proprio una colpa dare un aiuto a chi non ha mezzi per sopravvivere? Ma il sistema sociale, compreso l’assegno di disoccupazione, costa in Germania 55 miliardi di euro all’anno.

Dove li troverebbero i grillini? E l’Hartz IV prevede un controllo rigido sugli assistiti, che possono guadagnare fino a 100 euro al mese con lavoretti extra, per evitare abusi. Già prevedo le lamentele dei buonisti contro i controlli polizieschi sui poveri.

Ma in Germania secondo la morale luterana (rispettata anche dai cattolici) si ha il dovere di aiutare chi ha bisogno. Purché se lo meriti.

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Roberto Giardina

Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. È presente su Berlin89 con la rubrica Pizza con crauti.  
Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. 

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