Venezia in agonia. Ultima puntata
L’ultima follia è la Venezia a pagamento. Da gennaio del 2023 per entrare nel centro storico bisognerà superare i tornelli, con in mano il ticket - "contributo di accesso" - che costerà 3, 8 o 10 euro a seconda dei "bollini" - verde, rosso o nero - con cui viene contrassegnata la giornata sulle previsioni di affollamento. Prenotare una visita a Venezia sarà insomma come riservare una camera d'albergo, un b&b.
Pensare che il tornello con il ticket di ingresso obbligatorio possa essere la soluzione all’eccesso dei visitatori, ha del ridicolo o del grottesco assieme al tragico, poichè il numero chiuso si tradurrebbe immediatamente nell’esclusione dei meno abbienti, lasciando il centro storico alle scorribande dell’upper class internazionale, che «paga il biglietto».
A Venezia dove per ogni residente (50 mila) ci sono 600 turisti (30 milioni nel 2021), il problema prioritario non è la “gestione” e il “contenimento” ordinato dei flussi , bensì quello di creare le condizioni perché i residenti non vengano espulsi, e incoraggiare il rientro di coloro i quali sono stati costretti ad emigrare.
Credo che non ci sia conforto migliore per una analisi circonstanziata dei mali della città lagunare, del saggio di Petra Reski , “ Venezia, atto finale. Veder morire una città”, (Zolfo editore Milano, 2022 pp.315 € 18). Un libro di analisi approfondite, implacabile e documentato nei giudizi, che elenca gli effetti nefasti provocati da trent’anni a questa parte, dai reggitori del governo della città lagunare.
L’autrice, tedesca della Ruhr, figlia di un minatore, giornalista di lungo corso, che vive a Venezia dal 1991, conosce la città fin negli anfratti più remoti, e pertanto con competenza, denuncia “lo «stupro» della città a opera del turismo di massa, della speculazione immobiliare, dell’inquinamento generato dalle multinazionali crocieristiche e degli effetti del cambiamento climatico, che hanno provocato l’esodo dei veneziani e il tracollo delle botteghe storiche, la corruzione delle classi dirigenti e il fallimento della politica nella gestione dell’acqua alta”.
Insomma, Petra Reski descrive le miserie dove, la grande massa dei commentatori della Venezia del turistame vede mirabilia. «Centinaia di palazzi», scrive Reski, «vengono convertiti in hotel di lusso e da diversi anni al tour dello shopping si sono aggregati anche i cinesi. E’ la loro Mecca, e che si tratti di una Mecca, è detto in tutta serietà. A chi dubita che il libero mercato venga venerato alla stregua di una religione, posso solo consigliare di visitare a Venezia il Fondaco dei tedeschi».
Naturalmente, con la medesima voracità tempistica si è mosso il saccheggio della città, che fa leva sulla selvaggia lottizzazione immobiliare che non conosce crisi perché, la pressante domanda della seconda casa sulla laguna mantiene i prezzi degli appartamenti alle stelle. Inavvicinabili per le coppie giovani, sicché risulta sempre di più una città di vecchi, di pensionati, che va perdendo l’anima originaria. Infatti, per evidenziare il saccheggio della città da parte degli imprenditori, Petra Reski non usa mezzi termini quando spiega che, «il problema più grande dei palazzi è che sono stati suddivisi in tanti piccoli appartamenti in cui ognuno ha potuto fare quel cazzo che gli pareva… e così la statica di molti palazzi è stata distrutta».
Questo accade in una città nella quale, tutte le giunte che si sono succedute nel governo, ma anche quelle della Regione, hanno dimostrato una grande miopia poiché, tutte le scelte sono quasi sempre caparbiamente improntate alla difesa del potere, in perfetta sintonia con il resto della nazione. Malauguratamente continua ad accadere, sebbene i gruppi di cittadinanza attiva che al di là di tornelli e biglietti di ingresso, siano impegnati in prima linea contro la monocultura turistica, il traffico delle barche a motore che generano moto ondoso, i problemi che derivano dal cambiamento climatico, e molto altro ancora. Cosìcché Venezia - dove sono nato e non ho tanto vissuto - è andata via via penalizzando il suo volto più “orientale”, quello della cortesia e dell’ospitalità, rassodando invece quello “levantino” del baratto e del saccheggio.
Nel ricchissimo repertorio delle vere e proprie malefatte degli amministratori, in danno di Venezia e dei suoi residenti, condivido la conclusione della Reski quando scrive che, «la tirannia dell’ideologia del libero mercato ha ammazzato Venezia». Un quarto di secolo fa, rincara l’autrice, «quando il sindaco di Venezia Cacciari propagandava di “rianimare Venezia” non potevamo sospettare che con ciò intendesse svendere la città»
Nel lungo elenco di accuse e malefatte documentate, è difficile trascegliere. Le ritroverete descritte con dovizia di particolari in questo volume, nel quale ai retroscena politici si affiancano pagine che, “restituiscono un’immagine intima della laguna con letture che rivelano la cultura, la bellezza e i valori della città”, com’ è scritto sul risvolto di copertina.
Dopotutto, di certo c'è soltanto questo cascame dell'ideologia neoliberistica che, trasformando - a Venezia come altrove - le relazioni umane in rapporti economici, finirà col distruggere l’anima stessa della città e, con essa la tenacia dei veneziani di rimanervi.
Copertina: Il ponte del Redentore/ Foto Eugenia Pacelli
Petra Reski è una giornalista e scrittrice tedesca, famosa per la sua produzione letteraria "di denuncia" sulla criminalità organizzata. In Italia ha avuto una certa notorietà soprattutto con la pubblicazione di Santa Mafia nel 2009. Per le sue opere letterarie e giornalistiche ha ricevuto numerosi premi e candidature. E' conosciuta dal grande pubblico principalmente per i suoi saggi contro la mafia. Vive a Venezia dal 1991. Il suo „Quella volta che caddi nel Canal Grande” apparso nell'edizione tedesca (Droemer editore), è pubblicato in Italia con il titolo "Venezia atto finale. Veder morire una città".