Vaccinolandia, la guerra infinita tra dubbi e certezze

All’origine c’è la diffidenza di principio che ormai si nutre nei confronti delle istituzioni per cui la propaganda di Stato sulla indispensabilità del Green Pass che dal ministro Speranza ai comitati scientifici sino alle tavole rotonde televisive viene vissuta come un’oppressione.

Vaccini o farmaci? Le caratteristiche dei vaccini a MRna fanno di Pfzer e Moderna delle terapie geniche preventive, ossia farmaci somministrati a persone sane.

L’articolo del professor Mariano Bizzarri che volentieri pubblichiamo, aiuta a riflettere sul perché di questa sfiducia crescente nel “sistema”.Il dibattito che a tratti emerge sulla stampa riguarda un tema capzioso e complesso:

aaaa i nuovi vaccini anti-Covid – Pfizer e Moderna – sono realmente tali o rientrano nel novero delle nuove terapie geniche?

La domanda riveste interesse non solo accademico, ma anche giuridico. Un vaccino – in prima approssimazione – è prodotto allo scopo di procurare un’immunità acquisita attiva contro un particolare tipo di infezione, per la quale non si dispone di trattamenti efficaci. Un farmaco, invece, è un prodotto – di origine naturale o sintetica – che interviene sulla biochimica dell’organismo, capace di indurre modificazioni funzionali attraverso un’azione fisica o chimica.

È opportuno sottolineare che i vaccini vengono somministrati a persone sane con l’obiettivo di conseguire un beneficio futuro (azione di profilassi). I farmaci vengono prescritti a persone malate con l’obiettivo di conseguire un risultato immediato.

Nel primo caso è imperativo non compromettere una condizione di apparente buona salute. Nel secondo, ci si propone invece di modificare la condizione attuale di malattia.

Un vaccino è tradizionalmente ottenuto “esponendo” il virus – inattivato o “ucciso” – al sistema immunitario dell’ospite, che svilupperà una complessa reazione immune, producendo una vasta gamma di anticorpi (e di cellule T, depositarie della cosiddetta “memoria immunologica”) diretti contro numerosi “bersagli” offerti dai vari componenti virali. Questo procedimento mette (parzialmente) al riparo dalle cosiddette varianti: se anche uno dei bersagli venisse a modificarsi, rimarrebbero pur sempre gli altri contro cui l’organismo potrebbe dirigere la reazione immunologica.

I vaccini Pfizer e Moderna sono in realtà forme di “terapia genica”, dato che si basano sulla somministrazione di un acido nucleico – mRna o Rna messaggero – che, una volta penetrato nelle cellule umane, trasferisce un’unica informazione: quella necessaria a produrre grandi quantità di proteina Spike che, una volta riconosciuta come “estranea”, attiverà una corrispondente produzione di anticorpi. Si tratta quindi di un “trattamento” volto a modificare l’informazione e l’attività genica della cellula.

L’ambito delle terapie geniche è venuto surrettiziamente ampliandosi nel corso degli ultimi anni, come del resto riconosciuto da numerosi articoli scientifici e sottolineato dalle recenti dichiarazioni di Stefan Oelrich, membro del Board of Management della Bayer. L’avvento delle nuove tecnologie a mRna ha fornito una ciambella di salvataggio al settore delle terapie geniche, che aveva subito una forte battuta d’arresto a causa degli insuccessi e delle forti restrizioni imposte dai regolamenti internazionali.

Ora, come riconosciuto da Nature, grazie alla pandemia e all’introduzione (frettolosa) dei vaccini a Rna, gli ostacoli potrebbero essere aggirati per facilitare l’accettazione della nuova tecnologia. Tutto questo ha implicazioni enormi, sia dal punto di vista normativo, sia in termini scientifici. Dal punto di vista giuridico, l’equiparazione delle terapie con mRna ai vaccini permette di agevolare di molto la loro introduzione sul mercato farmaceutico, saltando a piè pari la verifica di possibili effetti collaterali – come la mutagenesi e la cancerogenesi – che normalmente non sono presi in considerazione con i vaccini (né Pfizer né Moderna hanno condotto studi di tal fatta e lo hanno esplicitamente affermato).

Inoltre, l’autorizzazione all’immissione in commercio di vaccini e farmaci soggiace ad una differente regolamentazione, che è sostanzialmente semplificata per quanto riguarda i vaccini e che assicura alle aziende una sorta di franchigia per quanto attiene gli effetti avversi. Gli effetti collaterali – gravi o leggeri che siano – sono ammissibili nel corso di una malattia, ma diventano inaccettabili se una terapia viene imposta a persone in buona salute. È un fatto che molte domande pertinenti la sicurezza dei vaccini a mRna resti a tutt’oggi senza risposta, come denunciato dal British Medical Journal. (cfr. Tanveer S, Rowhani-Farid A., Hong K., Jefferson T., Doshi P., “Transparency of Covid-19 vaccine trials: decisions without data”, BMJ Evid Based Med. 2021 Aug 9).

Che questi vaccini siano in realtà ben altro spiega così la ritrosia dei governi nell’imporre il cosiddetto obbligo vaccinale, che non potrebbe essere giustificato qualora si trattasse di “terapie”, finendo con l’esporre a gravi ripercussioni di ordine legale, se non penale.

In secondo luogo, la facilità con cui è possibile “costruire” in silico un vaccino a mRna sta seducendo molti ricercatori che già pensano di utilizzare tale strategia per preparare vaccini ad hoc per qualsiasi malattia. È stato scritto a chiare lettere che “I vaccini a mRna, sviluppati e approvati in pochi mesi, rappresentano una svolta nel campo della terapia genica, che aveva finora faticato ad ottenere le necessarie autorizzazioni a causa di un gran numero di scienziati scettici e conservatori e per le preoccupazioni inerenti la loro sicurezza […] Sebbene questi due vaccini non siano i primi farmaci approvati che utilizzano materiali genetici come ingredienti attivi, costituiscono ora una pietra miliare nella storia della medicina moderna e potrebbero cambiare per sempre l’approccio alla farmacologia. Questo risultato offre nuove rivoluzionarie soluzioni per molte malattie. Nel prossimo futuro, prevediamo lo sviluppo di trattamenti a base di mRna per un’ampia gamma di malattie, come i disturbi ereditari, il diabete di tipo 1, il cancro e l’Hiv. Molti altri vaccini a mRna possono prevenire malattie infettive ed epidemie per essere scalabili, riproducibili, versatili e adattabili con diverse varianti di virus”. 

L’obiettivo è chiaro: soppiantare l’apparato farmacologico tradizionale con medicinali costruiti dal computer (basati sulla sequenza) dell’Rna (o Dna). Questa deriva è pericolosa, non solo perché pretende di rivoluzionare l’approccio farmacologico classico in assenza di validi fondamenti scientifici, ma perché finirebbe con il concentrare la possibilità di produrre farmaci nelle mani di poche multinazionali.

Se questa è la posta in gioco, si possono quindi ben comprendere perché i media e l’informazione più diffusi si industrino a negare tanto tenacemente che i nuovi vaccini siano forme di terapia genica. E si comprende altresì che l’immissione in commercio di questi vaccini sia potuta avvenire senza suscitare quelle proteste e quella riprovazione – scientifica e politica – cui sono incorsi altri farmaci introdotti sul mercato senza le necessarie precauzioni. 

Crediamo che queste preoccupazioni meritino di essere affrontate con razionalità in ambito scientifico e legislativo, senza nascondersi dietro il paravento degli slogan e della propaganda. Sotto gli occhi di tutti c’è per ora che i vaccini a mRna offrono una protezione in verità limitata, e che svanisce nell’arco di 3-5 mesi. Niente del genere è mai stato rilevato con i vaccini tradizionali. Un’ulteriore riprova di come il principio di realtà vinca sempre sull’ideologia.


Bizzarri Mariano1Mariano Bizzarri (Roma, 1957), oncologo, è ricercatore presso il dipartimento di Medicina sperimentale dell’Università La Sapienza di Roma e direttore del laboratorio di Biologia dei sistemi presso il medesimo dipartimento. Sull’approccio sistemico alla biologia è stato il curatore di “Systems Biology” (2018). È stato presidente del Consiglio tecnico-scientifico dell’Agenzia spaziale italiana (Asi). È autore di pubblicazioni scientifiche internazionali e di saggi divulgativi, fra l’altro, sull’eziogenesi multifattoriale del cancro e sui rischi della manipolazione genetica. È autore del primo dossier sugli effetti cancerogeni degli stabilimenti dell’Ilva di Taranto, nonché della relazione su quello della Goodyear di Cisterna di Latina che ha portato alla condanna della multinazionale per danni alla salute. Ha contribuito a sviluppare un nuovo tipo di sensore che unisce le caratteristiche del “naso elettronico” a quelle della “lingua elettronica” per il riconoscimento di patologie sulla base delle alterazioni biofisiche indotte su una matrice di sensori da parte di campioni volatili (respiro) o liquidi (sangue, saliva, etc.). È cofondatore dell’Italian Society for Space Biomedicine and Biochemistry e direttore editoriale della rivista scientifica “Organisms”. Fonte: Il Sussidiario.net

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