Venezia e le Grandi Navi raccontate da Ettore Camuffo veneziano sociologo e marinaro alle prese con le asimmetrie della sua città.
«Non fosse stato per il Covid che ha azzerato le crociere, anche quest'anno avremmo avuto le Grandi navi a San Marco quando già da tre anni si poteva avere una soluzione alternativa che non mettesse in crisi il settore portuale. Non vorremmo più rinvii: non scegliere adesso vorrebbe dire condannare a morte il sistema portuale».
Simone Venturini, assessore alla coesione sociale, allo sviluppo economico, al lavoro e al turismo del Comune di Venezia
Domenica 20 Dicembre 2020
Un gigante sta per passare davanti S.Marco e naviga il Canale della Giudecca dietro la Chiesa della Salute, vicino all’ingresso del Canal Grande ed alla Punta della Dogana. ( ©-Gianni-Berengo-Gardin-Courtesy-Fondazione-Forma-per-la-Fotografia)
Il neoletto sindaco Luigi Brugnaro nelle afose giornate d’agosto del 2015 - era in carica da meno di tre mesi -, si prodigava con successo in un involontario rilancio-boomerang sull’argomento delle Grandi Navi riuscendo a riportarlo sulle pagine dei giornali nazionali ed esteri. Si trattava di un intervento a gamba tesa rivolto a bloccare di fatto una mostra, proprio su questo tema, di un grande fotografo. La mostra era già programmata per Settembre di quell’anno per Palazzo Ducale che appartiene alla Fondazione dei Musei Civici Veneziani. Come vicepresidente, d’ufficio, della Fondazione, il Sindaco con delega alla Cultura, intervenne chiedendo che la mostra fosse rinviata per poterla “meglio articolare….con delle immagini che facessero da contrappeso, più favorevoli alla presenza delle Grandi Navi”.
Il Sindaco intendeva affiancare alle foto di Berengo Gardin i foto e disegni tecnici dei progetti di scavo e adattamento dei canali che, secondo lui, avrebbero risolto il problema. Una proposta di amena par condicio totalmente estranea allo spirito di una raccolta di opere, come se a una mostra si volesse affiancarne una della fabbrica dei pennelli o dei colori usati dall’artista.
Aldilà di un tale concetto d’avanguardia nell’offrirci la sua visione di una mostra, l’intervento del Sindaco, in buona sostanza, aveva come obiettivo di ostacolare la libera visione di un artista e le immagini della sua percezione del degrado visivo offerto dal passaggio dei ciclopi galleggianti.
Berengo Gardin, ovviamente, si rifiutò e spostò la mostra nel bellissimo spazio, sempre in Piazza S.Marco, disegnato dall’architetto Carlo Scarpa con cui aveva lavorato. Rispose, anche, al Sindaco, con una lunga e giustamente piccata lettera di cui vale la pena riportare alcuni passaggi perché serve a capire l’ampiezza e la determinazione con cui si sono accese, da anni ormai in città, le polemiche e le divergenze d’opinioniesu questo argomento.
Mi dispiace molto quando qualcuno si dà la zappa sui piedi, mi dispiace quindi anche per il sindaco di Venezia. Gli sono anche molto grato, perché bloccando la mia mostra a Palazzo Ducale mi ha fatto un grande favore: tutti i giornali italiani e stranieri (Le Monde, il Guardian, El Pais, il New York Times e molti altri) ne hanno parlato diffusamente.
È probabile che, se non ci fosse stata tutta questa attenzione da parte della stampa, la mostra sarebbe stata vista da molte meno persone.
Il sindaco Brugnaro mi ha insultato più volte: mi ha dato dello “sfigato”, dell’“intellettuale da strapazzo”, del “Solone”. Ha detto che avrei denigrato Venezia, mi ha definito un “intoccabile”– non lo sapevo, lo ringrazio di avermelo fatto sapere – e se l’è presa con me perché ho il doppio cognome.
Non voglio mettermi sul suo stesso piano, ma un paio di cose vorrei le sapesse.[…]
La mia famiglia è veneziana da cinque generazioni, […] Ho vissuto 30 anni a Venezia. Mia moglie è veneziana e i miei figli sono nati a Venezia.
Per questo, il problema del passaggio delle grandi navi mi sta particolarmente a cuore: perché mi sento venezianissimo.[…]
Forse il sindaco non sa, inoltre, che a Venezia ho dedicato ben 10 libri, esaltandone in tutti i modi la bellezza,
Per quanto poi riguarda l’accusa di aver usato “chissà quali teleobiettivi” per creare effetti artificiosi, vorrei sottolineare il fatto che ho addirittura dovuto utilizzare dei grandangoli, perché le navi erano così grandi che non entravano nel mirino della macchina. Solo in alcuni casi ho usato un 90 millimetri, che non è teleobiettivo.
Per finire, il sindaco Brugnaro dovrebbe conoscere la Costituzione Italiana, che all’art. 21 dice: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.
Forse il miglior modo per uscire dal terreno delle polemiche sta nel tentativo di precisarne lo scenario, fornendo alcuni dati e informazioni su
questa recente e aggiuntiva asimmetria collegata all’ambiente veneziano: il gigantismo e l’ostentazione delle grandi Navi contrapposti alla delicatezza minuta dell’ordito di Venezia e della sua Laguna.
In realtà è la ripercussione locale del fenomeno internazionale della trasformazione, negli ultimi quindici-vent’anni, delle grandi navi da crociera, in una riedizione galleggiante e itinerante, dell’ormai decotto avvento dei villaggi turistici negli anni ‘60-’80 ormai sulla via del tramonto.
La presenza ‘coatta’ e sempre più fitta di queste navi ripropone in maniera quasi quotidiana un’asimmetria difficile da collocare concettualmente nello scenario veneziano assai diversamente costruito e articolato.
Si materializza alla vista, improvvisa e inaspettata, di questi mastodonti tra le architetture delicate di Venezia. in un confronto disturbante cui si è forzati ad assistere passivamente
Una percezione visiva che lascia a bocca aperta e collide per volumi, dimensioni e mancanza di grazia con le caratteristiche dei suoi spazi acquei e architettonici.
E’ uno dei pochi casi in cui l’asimmetria si manifesta come stimolo totalmente negativo, incapace di creare curiosità e suggestioni creative. Induce, al contrario, raffronti antagonistici e pasticcioni che spiazzano, proponendo una visione innaturale e inopportuna che trasmette un inspiegabile senso di spaesamento improvviso.
I difensori della presenza delle maxinavi bollano questa sensazione di disagio volendola ridurre a un futile “fastidio estetico”, in realtà di poco conto ai loro fini pratici. Come tutte le percezioni estetiche disturbanti ha profonde radici nel confronto imposto, a forza, tra volumi e stili incompatibili.
Suscita, in chi guarda, immediate domande, sul significato di una convivenza tanto diversa e così nettamente disarmonica.
Cos’ha a che spartire Venezia con questi ecomostri?
Come incidono su un habitat che ormai tutto il mondo si è abituato a considerare delicato e da tutelare?
Vedendoli passare, veneziani e turisti ammutoliscono correndo il rischio di considerarli solo un fenomeno curioso, inaspettato, non disponendo, quasi sempre, d’informazioni e dati utili a capirne le pesanti conseguenze nascoste oltre il semplice ‘disturbo estetico’. Le compagnie armatrici di tutto il mondo hanno messo in cantiere e varato, negli ultimi quindici anni, decine di navi ‘monstre’ di dimensioni sempre maggiori che vagano in ogni stagione, ormai, sui mari di tutto il mondo.
Non sarebbe cosa di per sé grave - a patto che i comandanti non siano della pasta degli Schettino e del suo team - dato che ognuno è libero di lasciare i propri soldi nel parco giochi che preferisce.
Problemi di relativo interesse, quindi, se le Compagnie armatrici non avessero messo gli occhi sulla possibilità di moltiplicare le opportunità e gli utili delle loro proposte di viaggio agganciandole pesantemente a Venezia e ad una stagionalità quasi continua, che distingue poco, ormai, tra periodi ritenuti prima scarsamente adatti alle crociere. Quale miglior occasione di Venezia per evitare disadorne e deprimenti banchine delle aree portuali, magari ricavate in aree industriali ormai dismesse? Quale miglior occasione per proporre partenze e arrivi in una città che si offre, piacente, in ogni stagione dell’anno?
Quanto valore aggiunto a poco costo effettuare imbarchi e sbarchi di passeggeri ed equipaggi, attraccando dentro una delle città più ricercate del mondo e con magici ingressi mozzafiato nella Laguna fin dentro il Bacino di S. Marco e il Canale della Giudecca ?
Dei manifestanti ‘acquei’, nel Canale della Giudecca durante un presidio contro il passaggio delle grandi navi. (Foto Comitato No Grandi Navi-Venezia)
Proteste, foto e articoli allarmati su giornali come il Sunday Times, l’Herald Tribune, il New York Times, appelli e petizioni con migliaia di firme raccolte in tutto il mondo stanno, cercando di fermare questo ennesimo scempio della Laguna e della città.
Per saperne di più clicca su: IL DIVORZIO DELLE BEFFE TRA VENEZIA E GRANDI NAVI - Dossier
Ettore Camuffo, laureato in Sociologia del lavoro e della comunicazione, ha insegnato Economia aziendale.
Curatore di mostre museali e di artisti contemporanei internazionali, associato a una ricerca nazionale del CNR sulla valorizzazione dei beni artistici italiani, ha collaborato a lungo con Christo e Jeanne-Claude – di cui ha curato la biografia italiana – fino a far parte dello staff del progetto The Floating Piers realizzato nel 2016 sul Lago d’Iseo.
È autore di " Venezia città delle assimetrìe", una serie di inedite chiavi di lettura su Venezia, aspetti noti e meno noti da cui emerge la schiacciante sproporzione fra passato e presente, come ha scritto Adriano Sofri nell'articolo qui pubblicato.