Il Presidente cattolico bombardando la Siria non si è dimostrato portatore di pace come aveva promesso.
Ha esordito male, agli occhi dei credenti, il cattolico Joe BidenFoto di Makurley Dixon bombardando la Siria.
L’anno scorso era Trump a colpire in Medio Oriente uccidendo il generale iraniano Qassem Soleimani a Baghdad, ora è Biden - 26 febbraio - che gli succede uccidendo, secondo le informazioni disponibili, 17 miliziani sciiti appartenenti ai gruppi Kataib Hezbollah e Kataib Sayyid al-Shuhada, entrambi collegati a doppio filo ai Pasdaran iraniani, più alcune abitazioni che facevano da nodi logistici lungo il confine Iraq-Siria nei pressi di Al Bukamal (da notare che è una zona in cui lo spazio aereo è controllato dalla Russia).
Questa sortita del tutta inattesa rischia di rimanere epocale perché l'incursione è avvenuta alla vigilia - 5 marzo – della visita del Papa in Iraq, durante la quale il Pontefice si incontrerà con il Grande Ayatollah Ali Al Sistani, capo degli sciiti che in Iraq sono in maggioranza.
Perché il cattolico Joe Biden “disturba” con questo sanguinoso sconquasso il pellegrinaggio in Iraq del suo Pontefice?
A questo punto vale la conclusione di Evan Osnos giornalista del New Yorker, che aveva dipinto il candidato alla presidenza Biden, come un politico che, “ fa leva su una scommessa: quando il pendolo della storia oscillerà lontano da Trump, egli si affiderà alla sua esperienza politica piuttosto che sullo zelo giovane dei progressisti”.
Infatti, Joe Biden è liberista in economia, liberale in materia di diritti civili, ma non meno imperialista di Trump sul fronte della politica estera.
Egli appartiene a quella vasta schiera di democratici, cresciuti nell’èra Reagan, i quali sostengono che l’arte del negoziato, del compromesso, dell’apparire sorridente e perciò moderato, sia la solo chiave per affermarsi. Infatti, gran parte della carriera se la è costruita proprio col Medioriente, a cominciare dalla seconda guerra del Golfo del 2003 con l’invasione dell’Iraq per abbattere Saddam Hussein, provocando la morte e la fuga di centiania di migliaia di essere umani.
Pertanto, questi primi passi del cattolico presidente sono contraddizione, perché Biden ha parlato esplicitamente di pace, di soccorso ai sofferenti della pandemia, della sua fede religiosa durante tutta la campagna elettorale, a cominciare dalla nomination, ma poi ha bombardato la Siria.
Sicuramente per placare gli animi di coloro che l’hanno votato, ma anche per non offrire nuovi pretesti a coloro che non l’hanno votato, una gran parte dei quali si serra ancora intorno a Trump. Si tenga anche a mente che Joe Biden, è il secondo presidente cattolico del Paese, dopo John Kennedy.
Un presidente cattolico è un’eccezione nella più grande democrazia occidentale ed è vissuta addirittura come un’anomalia sospetta. Sicchè è più che naturale l’ansia di tranquillizzare in primis i suoi massimi finanziatori, i padroni di BlackRock, dimostrando col bombardamento in Siria, che non c’è soluzione di continuità nel suo intendere il rapporto con il Medio Oriente.
La conversione del Medio Oriente al liberismo, è un’utopia che l’America si trascina dal 1991, dalla prima Guerra del Golfo, mentre l’Unione sovietica stava cessando di esistere. Essa si propone di scatenare lo spontaneismo ultraliberista e il laicismo radicale, con l’intento di rilanciare la corsa al materiale con uno slogan di facile presa: crescita infinita, più tecnica, più benessere.
Non è un invito privo di suggestione, ma non lo è abbastanza nel mondo musulmano. Poiché, Il laicismo radicale predica una morale edonistica, secondo la quale gli uomini possono fare ciò che a loro piace purché nel rispetto delle leggi dello Stato.
Esso fa leva sul desiderio dei beni materiali, sulle gioie del consumismo, consola le masse dei consumisti alle prese con una vita carica di tensioni e di stress, trascorsa all’inseguimento di una soddisfazione mai pienamente raggiunta.
Ha i suoi alleati nell’entertainement televisivo, nelle pubblicità le quali con i pacchetti vacanze, occhiali, jeans, profumi, automobili, cibi, bevande suggeriscono una seducente variante della trascendenza. I modelli e i profeti per le masse dei consumisti lo diventano tutti i rappresentanti dell’élite consumista cioè coloro che riuscendo a trasformare la loro esistenza in un capolavoro del consumismo, diventano un modello da imitare.
Poiché la pratica religiosa va riducendosi sempre più, in molti sono portati a credere che le previsioni e gli auspici dell’integralismo laicista si stiano realizzando, nonostante la pandemia.
Beninteso, anche nella società musulmana, tra i ceti più evoluti si scorgono le tracce dell’ansia che tormenta l’Occidente.
Pertanto in molti, anche tra il clero, si stanno chiedendo se sia più opportuna una limitata laicizzazione del mondo islamico con una totale separazione della sfera politica da quella religiosa come viene invocata da più parti in Iran, in modo da poter reggere il confronto con il secolarismo ideologico con il quale il consumismo s’accompagna.
E’ naturale che il processo di modernizzazione occidentale così come appare loro alla televisione, sui giornali li intimorisca, la minaccia dello sfascio della famiglia li sgomenti.
Del resto, anche il socialismo scientifico che prometteva progresso, nel contempo difendeva l’immagine della famiglia pur dilatandola nel collettivo poiché temeva che, con lo stemperarsi della tradizione sarebbe venuto meno il principio di autorità e quindi dello Stato sovietico medesimo.
Malauguratamente, la tensione internazionale amplificata dai media con una tenacia ossessiva e assordante predicando e praticando molto poco l’ideologia di pace e molto di più l’ideologia di guerra, incoraggia ad accantonare - quasi fosse un problema secondario - l’affermazione del moral framework, la cornice morale di valori, quell’etica mondiale indispensabile al bene dell’umanità.
E dunque la «speranza democratica Biden» al suo primo passo, delude. Sarà interessante sapere con quale passo il presidente cattolico si muoverà nel suo paese, per gestire un problema sociale ricorrente della democrazia americana, quello del razzismo degli afroamericani, riassunto nella uccisione di George Floyd da parte di un poliziotto di Minneapolis, che evidenzia la misura dell’ingiustizia sofferta dai neri, troppo spesso manifestata nella violenza della polizia.
Vincenzo Maddaloni ha fondato e presiede il Centro Studi Berlin89, l'associazione nata nel 2018, che si propone di ripercorrere analizzandoli i grandi fatti del mondo prima e dopo la caduta del Muro di Berlino. Professionista dal 1961 (per un decennio e passa il più giovane giornalista italiano), come inviato speciale è stato testimone in molti luoghi che hanno fatto la storia del XX secolo. E’ stato corrispondente a Varsavia negli anni di Lech Wałęsa (leader di Solidarność) ed a Mosca durante l'èra di Michail Gorbačëv. Ha diretto il settimanale Il Borghese allontanandolo radicalmente dalle storiche posizioni di destra. Infatti, poco dopo è stato rimosso dalla direzione dello storico settimanale fondato da Leo Longanesi. È stato con Giulietto Chiesa tra i membri fondatori del World Political Forum presieduto da Michail Gorbačëv. È il direttore responsabile di Berlin89, rivista del Centro Studi Berlin89.