In galera anche i dodicenni? I tedeschi ci provano
Solo in Renania Westfalia nei primi nove mesi del 2018 sono finiti in cella undici ragazzi tra i 14 e i 18 anni (di cui solo nove ragazze). Una cinquantina hanno compiuto violenze sessuali. Fino ai 25 anni il codice prevede pene più lievi per i colpevoli.
A dodici anni si è già responsabili?
Lo chiede il sindacato di polizia in Nord Renania Westfalia. «Quando i ragazzini compiono un reato, anche grave, non ci resta che riconsegnarli alle famiglie», protestano gli agenti «i genitori continuano a non preoccuparsi. I figli tornano in strada, a rubare, picchiare, sicuri di essere al di sopra delle leggi. Che dobbiamo fare?». Abbassare l'età punibile, si chiede da più parti.
«La legge consente l'espulsione», dichiara l'ex deputato europeo Elmar Brok, 49 anni, cristianodemocratico, «i cittadini provenienti da paesi della Comunità europea hanno libera circolazione, ma possono risiedere in un altro paese fino a tre mesi, se non lavorano e non hanno un reddito. Non possiamo farci carico di famiglie numerose che emigrano da noi, non si curano dei figli, e non cercano un'occupazione, vivendo con i sussidi. E a comportarsi così non sono solo i Sinti o i Rom. Anche i cittadini comuni devono rispettare la legge».
Solo in Renania Westfalia nei primi nove mesi del 2018 sono finiti in cella undici ragazzi tra i 14 e i 18 anni (di cui solo nove ragazze). Una cinquantina hanno compiuto violenze sessuali. Fino ai 25 anni il codice prevede pene più lievi per i colpevoli.
Una ventina d'anni fa la Germania si divise sul «caso Mehmet», che in realtà si chiamava Muhlis Ari. A Monaco, prima dei quattordici anni, il ragazzo turco, alto oltre un metro e 80, aveva compiuto una sessantina di aggressioni, sfigurando tra l'altro un passante per derubarlo. Il giorno del suo compleanno, poliziotti in borghese lo seguirono per ore, e all'ennesima violenza lo arrestarono.
Fu decisa l'espulsione anche dei genitori che non lo avevano controllato, ma alla fine in Turchia tornò il solo Mehmet, che parlava male turco, e che fu rifiutato dai parenti ad Ankara. Il ragazzo implorò le autorità tedesche di farlo tornare, il permesso gli fu accordato, ma a Monaco aggredì e picchiò i genitori. Ancora condannato, riuscì a fuggire in Turchia. Nel 2013 scrisse la sua biografia "Mi chiamavano Mehmet", sperando sempre nel perdono, infine è stato condannato ad Ankara per rapina a undici anni. Una storia triste, ma si tentò di tutto per recuperare Muhlis, sempre straniero in Turchia o in Germania.