Il colore è identico ma i Verdi tedeschi sono un'altra cosa
Trionfano in Germania. In Baviera sono il secondo partito. E domenica sono favoriti in Assia . I fondamentalisti verdi teutonici rifiutano persino la cravatta. Probabilmente per darsi un tono.
Theo Crazzolara Flickr / CC BY 2.0.
I verdi trionfano. Sono a sopresa il secondo partito in Baviera, lo saranno forse domenica in Assia, dove, secondo i sondaggi, sono testa a testa con i socialdemocratici. L'Spd continua a scendere a livello nazionale, distaccati da sette a dieci punti dai Grünen, i verdi. In base all'ultimo sondaggio, pubblicato dallo Spiegel, il 47 per cento dei tedeschi ritiene possibile votare un domani per gli ecologisti, e il 22% vedrebbe con favore un cancelliere verde. Warum nicht? Perché no? Sempre in Assia sono al governo da cinque anni insieme con la Cdu, e da sette nel Baden-Würrtemberg, il Land della Mercedes e dove continuano a essere attive diverse centrali atomiche. I finanzieri e i maneger in Assia danno un giudizio positivo del governo Cdu e Verdi, riconosce un giornale conservatore come la Frankfurter Allgemeine.
Ma chi sono i Grünen? In Italia si tende a interpretare la politica tedesca e i partiti con la nostra ottica. Ma una conservatrice come Frau Angela in parlamento a Roma siederebbe a sinistra del Pd. Le prime misure sociali in Europa, e presumo nel mondo, furono volute da Bismarck. E questo è sempre stato un problema per la sociadelmocrazia. Sono stati i liberali, da noi quasi estinti dai tempi di Malagodi, a portare al governo Willy Brandt, quasi mezzo secolo fa. Sono conservatori in economia e liberali per le riforme, ad esempio come aborto o matrimoni omosessuali. E i verdi hanno una doppia anima. Non è vero, come vogliamo credere, che siano tutti di sinistra. La tutela dell'ambiente in Germania è sempre stata a cuore dei conservatori. La foresta è amata da tutti i tedeschi. Bisogna stare attenti ai luoghi comuni.
I Grünen sono stati i primi a entrare in un parlamento nazionale, nei lontani Anni Ottanta. Joschka Fischer, nel dicembre del 1985 prestò giuramento come ministro all' ambiente in Assia senza cravatta e in scarpe da tennis. Allora fu uno scandalo, oggi le sue scarpe che erano piuttosto malandate, sono esposte al museo della storia della Repubblica Federale a Bonn. Tredici anni dopo, grazie all'alleanza con i verdi, Gerhard Schröder riuscì a battere Helmut Kohl, lo storico cancelliere della riunificazione. Joschka divenne ministro degli esteri, riuscendo a imporsi sui fondamendalisti, i duri e puri del partito. Nel 1999, al congresso di Bielefeld, lo vidi combattere solo contro tremila delegati, per convincerli a appoggiare la guerra per il Kosovo. Vinse Joschka benché i verdi siano, o dovrebbero essere, pacifisti. E Fischer riuscì in nome della Realpolitik a prolungare la vita delle centrali atomiche.
Doppia anima, e molti problemi. Otto Schily, che fu l'avvocato dei terroristi della Baader-Meinhof, l'unico a non diventare loro complice come tutti gli altri suoi colleghi, lasciò i Grünen per passare con i socialdemocratici: «Non tolleravano» spiegò «che andassi in giacca e cravatta». Divenne ministro degli interni, rigoroso custode della legge. Stesso problema, per Winfried Kretschmann, 71 anni, professore di biologia in pensione, il primo verde a diventare premier a Stoccarda. Ma i suoi non volevano candidarlo perché andava in giacca. In Baviera non andranno al governo insieme con la Csu perché non possono accettare che la bavarese Kruass-Maffei continui a vendere i suoi panzer in tutto il mondo.
Nella mia Berlino sono al governo con socialdemocratici e la Linke, e hanno consentito che al posto di una piazza ottocentesca sia sorto un gigantesco palazzo, «perché mancano gli alloggi», ma il prezzo parte da 5mila euro a metro quadrato. Nella capitale continuano a osteggiare le auto, mettendo limiti a 30 all'ora in decine di strade, anche del tutto sicure. Sono favorevoli alla politica dell'accoglienza, ma nessuno di loro pensa allo jus soli. Il turco con cittadinanza tedesca Cem Ozdemir, a lungo loro leader, si proclama laico, condanna Erdogan, e lo sconta con minacce di morte. Il leader dei verdi in Assia, Tarik al Wazir, 47 anni, nato a Offenbach, figlio di una professoressa tedesca e di un immigrato dallo Yemen, è il politico più amato della regione, anche da chi non voterebbe per gli ecologisti, da giovane si è battuto contro la nuova pista all'aeroporto di Francoforte, ma la sua tesi di laurea porta come titolo «una via sostenibile per l'immigrazione». Difficile per gli italiani copiare i verdi teutonici.