Cile 1973. Un colpo di stato contro il Terzo Mondo
Se non ci fosse stato un colpo di stato in Cile, forse non ci sarebbero stati colpi di stato in Perù (1975) e Argentina (1976). Senza questi colpi di stato, forse le dittature militari in Bolivia, Brasile e Paraguay si sarebbero ritirate di fronte alle agitazioni popolari, ispirate dall’esempio del Cile. Forse, in questo contesto, la stretta relazione tra Salvador Allende del Cile e Fidel Castro di Cuba avrebbe rotto il blocco illegale di Washington contro la Cuba rivoluzionaria.
Il 1973 fu l'anno della grande delusione dei cileni, poiché alla prima fase positiva del governo di Allende, segnata da tassi di crescita significativi (il + 9,0 per cento nel 1971 rispetto al 2,1 per cento del 1970) da un incremento significativo dei salari reali (+16,9 per cento nel 1971), si contrappose la fase finale durante la quale la situazione precipitò. Il prodotto interno lordo crollò del 5,6 per cento, l’inflazione superò il 600 per cento, il disavanzo pubblico toccò il 25 per cento, le riserve internazionali si azzerarono o quasi. Il malcontento si diffuse e investì tutti gli strati della borghesia, che cominciò a pensare ad un intervento dei militari.
Questo accadde perchè gli Stati Uniti non volevano un socialismo vittorioso nell'America Latina. Pertanto scatenarono le sanzioni e le intimidazioni, e incoraggiarono i paesi della NATO a troncare ogni rapporto col Cile. Il finale dell'esperienza cilena è riassunto in quella fotografia che ritrae un Salvador Allende con l'elmetto un po’ di sghimbescio, un maglione a losanghe e una mitraglietta in mano, mentre gli aerei militari sorvolano la Moneda, il palazzo presidenziale.
Se il progetto di Unità Popolare non fosse stato interrotto, avrebbe potuto benissimo incoraggiare altri progetti di sinistra tendenti a soddisfare i giusti desideri delle popolazioni in un momento storico in cui era possibile realizzarli.
Nessun Chicago Boys sarebbe arrivato con la sua nociva agenda neoliberista per sperimentare nel laboratorio di un regime militare. Le mobilitazioni popolari avrebbero messo in luce il desiderio illegittimo della classe capitalista di imporre l’austerità alle persone in nome della crescita economica. Mentre il governo di Allende ampliava la propria agenda, guidato da un governo decentralizzato e dalla mobilitazione popolare, i “giusti desideri” delle persone avrebbero potuto eclissare la ristretta avidità del capitalismo.
Ma il colpo di stato è avvenuto. La dittatura militare ha ucciso, fatto sparire e mandato in esilio centinaia di migliaia di persone, mettendo in moto una dinamica di repressione che per il Cile è stato difficile invertire nonostante il ritorno alla democrazia nel 1990.
Da laboratorio del socialismo, il Cile – sotto la stretta stretta dell’esercito – è diventato un laboratorio del neoliberismo. Nonostante la sua popolazione relativamente piccola, pari a circa 10 milioni di abitanti (un decimo della popolazione del Brasile), il colpo di stato in Cile del 1973 ebbe un impatto globale. A quel tempo, il colpo di stato non era visto solo come un colpo di stato contro il governo di Unità Popolare di Salvador Allende, ma come un colpo di stato contro il Terzo Mondo.