"Sagen, was ist" ovvero “Dì ciò che è”. Spiegel licenzia chi non lo fa
Lo Spiegel, uno dei più importanti settimanali al mondo, ha raccontato in un lungo articolo di avere scoperto che uno dei suoi giornalisti più famosi si era inventato cose per anni.
Lo Spiegel ha chiesto scusa ai lettori e a tutte le persone falsamente citate o in qualche modo toccate da false notizie o informazioni, e ha ricordato che il motto della rivista è «Sagen, was ist», traducibile con “dì ciò che è”.
Nell'articolo è spiegato che gran parte del merito per aver scoperto gli inganni e le bugie di Relotius è di Juan Moreno, un giornalista che lavora per la rivista dal 2007.
Moreno e Relotius si erano trovati a lavorare insieme a un’inchiesta e Moreno era stato il primo ad accorgersi di molte cose che non tornavano nell’approccio al lavoro di Relotius, e del fatto che molte sue fonti o informazioni lasciavano grandi dubbi. Moreno si è messo quindi a indagare, anche vincendo le iniziali resistenze dei colleghi che non volevano credere che Relotius avesse mentito.
L’articolo spiega che per diversi giorni Relotius aveva provato a negare le accuse, ma che ha infine ammesso tutto il 13 dicembre. Nell’ammettere le sue colpe ha detto: «Più avevo successo e più sentivo la pressione di non poter fallire».
Nei suoi anni allo Spiegel, Relotius ha scritto circa 60 diversi articoli, tre dei quali sono stati anche tradotti sulla versione in inglese del sito.
Nei suoi dieci anni da giornalista ha però collaborato anche con altri giornali, tra i quali la versione tedesca del Financial Times, Die Welt, il sito di TIME e il Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung. Sembra anche che Relotius abbia detto di aver collaborato con il Guardian, anche se non risultano suoi articoli su quella testata. Uno dei suoi articoli più noti, pubblicato nel 2016, raccontò la storia di uno yemenita ingiustamente imprigionato a Guantanamo.
Negli anni Relotius si era occupato anche di altre questioni: di condannati a morte negli Stati Uniti, di Siria, di ISIS e di presunti abusi in una scuola dell’Arizona. Aveva anche vinto molti premi, compresi il premio di CNN per il giornalista dell’anno, nel 2014, e un premio tedesco per il miglior reportage dell’anno, pochi mesi fa.