"Non eravamo nulla. Siamo diventate tutto", l'8 marzo parla tedesco

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Il 26 agosto del 1910, sette anni prima dell’inizio della Rivoluzione Russa, la marxista tedesca Clara Zetkin propose al Secondo Congresso Internazionale delle Donne Socialiste a Copenhagen che ogni anno si tenesse una Giornata Internazionale della Donna. Scelsero l’8 marzo per commemorare la “Rivoluzione di Marzo” del 1848 in Europa, quando le monarchie furono costrette ad accettare nominalmente il suffragio universale.

Dal 1911 in poi furono le donne socialiste che tennero marce e dimostrazioni l’8 marzo come parte della loro campagna prima per l’emancipazione e poi – dopo il 1914 – per la fine della guerra. Subirono repressioni terribili, più aspre forse che nell’impero zarista. Non le fermarono.

Quando l’intero comitato editoriale del Rabonitsa (“La donna lavoratrice”) fu arrestato prima della manifestazione dell’8 marzo 1914, Anna Elizarova – la sorella di Lenin – riunì in fretta e furia alcune compagne, produsse il giornale e ne curò la distribuzione di 12.000 copie quel giorno. Per quelle donne socialiste, la Giornata Internazionale della Donna era una potente rampogna contro la brutalità della guerra e l’indegnità della patriarchia. Nel mezzo degli eventi del 1917 Ekaterina Pavlovna Tarasova, un’organizzatrice bolscevica, ricorda che una lavoratrice le disse: “Non eravamo nulla e siamo diventate tutto. Costruiremo un mondo nuovo e migliore”.

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Clara Zetkin e le sue compagne al Secondo Congresso Mondiale delle Donne Comuniste, Mosca, 1921

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