In Italia aumentano i poveri e i ricchi diventano straricchi
I primi 3 miliardari italiani della graduatoria Forbes hanno una ricchezza netta (37,8 miliardi di euro a fine giugno 2019), superiore rispetto a quella di quei 6 milioni di persone, che costituiscono il 10 per cento più povero della popolazione italiana.
Secondo i dati resi noti a ottobre 2019 da Eurostat, nell’Unione europea una persona su cinque è a rischio povertà o esclusione sociale. In pratica 109 milioni di europei vivono in condizioni critiche. In Italia le persone che vivono in questa condizione sono il 27 per cento, mentre erano il 25 per cento nel 2008.
L’Italia è infatti ultima tra i Paesi G7 per indice di mobilità sociale. La classifica, che mette in ordine le performance di 82 Stati, tiene conto delle politiche che aumentano le possibilità dell’intera popolazione di raggiungere il pieno potenziale economico, garantendo un reddito superiore per sé stessi, ma anche una maggiore ricchezza diffusa. A parlare chiaro è l’indice generale, che corrisponde a un mix sulla qualità dell’istruzione e della formazione continua, dell’accesso alle tecnologie, delle opportunità e delle condizioni di lavoro.
L’Italia si classifica 34ma, alle spalle non solo dei Paesi scandinavi (tutti in cima alla lista), ma anche dei vicini di casa francesi (12mi), tedeschi (11mi) e spagnoli (28mi). E perfino di ex repubbliche sovietiche, come Polonia (30ma), Repubblica Ceca (19ma) e Slovacchia (32ma). Tra i Paesi del G7 più vicini all'Italia ci sono, invece, il Regno Unito (21mo) e gli Stati Uniti d'America (27mi).“
Anche in altri paesi il quadro dell’esclusione sociale è peggiorato nel corso dell’ultimo decennio: in Grecia si è passati dal 28 per cento del 2008 al 31 per cento del 2018; in Estonia dal 21 al 24 per cento; in Spagna dal 23 al 26 per cento; nei Paesi Bassi dal 14 al 16 per cento.
Infine, al livello globale – che è poi la dimensione entro la quale si muove la finanza – Oxfam ricorda che “il costo degli abusi fiscali societari per i paesi in via di sviluppo si attesta intorno a cento miliardi di dollari all’anno. Appena un terzo di questa somma sarebbe sufficiente per garantire l’accesso a cure mediche vitali capaci di prevenire la morte di otto milioni di persone”.
Il 21 gennaio 2020 si è aperto il World economic forum a Davos, in Svizzera. L’appuntamento annuale, inaugurato nel 1970, riunisce primi ministri, banchieri, amministratori delegati e studiosi per parlare di economia e finanza. Puntualmente, nei giorni del forum, l’Oxford committee for famine relief (Oxfam), organizzazione non profit che si dedica alla riduzione della povertà, pubblica un rapporto sulla disuguaglianza.
Nell’edizione di quest’anno si legge che a livello globale “l’1 per cento più ricco, sotto il profilo patrimoniale, deteneva, a metà 2019, più del doppio della ricchezza netta posseduta da 6,9 miliardi di persone. Il patrimonio delle 22 persone più facoltose nel mondo era superiore alla ricchezza di tutte le donne africane.
In Italia, il 10 per cento più ricco possiedono oltre 6 volte la ricchezza del 50 per cento più povero. Una quota cresciuta in 20 anni del 7,6 per cento”.
La quota di ricchezza nelle mani dell'1 per cento più ricco degli italiani supera quanto possiede il 70 per cento più povero. I soli primi 3 miliardari italiani della graduatoria Forbes hanno una ricchezza netta (37,8 miliardi di euro a fine giugno 2019), superiore rispetto a quella di quei 6 milioni di persone, che costituiscono il 10 per cento più povero della popolazione italiana.
Alla fine del primo semestre del 2019, a fronte di una ricchezza nazionale netta di 9.297 miliardi di euro, il 20 per cento più ricco degli italiani ne deteneva quasi il 70 per cento. Il successivo 20 per cento poteva contare sul 16,9 per cento della ricchezza, mentre al 60 per cento più povero spettava il solo 13,3 per cento.