Il vantaggio di essere vecchi
Eutanasia? Un secolo di chiacchiere. Infatti giusto cento anni fa usciva nelle librerie "L' uccisione pietosa (Eutanasia)", E' il primo saggio che affronta l'argomento con la serietà dei contenuti. Ne è autore Enrico Morselli, psichiatra e antropologo il quale analizzando l'Eutanasia dal punto di vista etico, sociale, religioso e naturalmente medico, descrive anche l'impatto che la questione ha avuto sulla società del primo Novecento. Si constata così che In Italia a distanza di un secolo nulla è mutato, o per essere nel vero quasi nulla. Unica novità: un referendum.
Premette, «L’Eutanasia ha intanto un primo aspetto: essa è la morte volontariamente scelta da chi è stanco di vivere, ed è la facilitazione del suicidio, che ha avuto presso qualche popolo dell’Antichità la sua legale procedura, o almeno era usanza ammessa ed ammirata. Soprattutto ai vecchi, che si sentivano addosso il peso degli anni, questa forma di eutanasia era permessa.
«Se ne ricordano varî esempî fra popoli ancora semibarbari come i Celti, e fra altri ben più inciviliti come gli Egèi , i Mediterranei, gli Elleni». Ricorda che, «in Fisiologia e Psicologia il problema subiettivo della “buona morte”, cioè se il morire sia penoso o piacevole - qualcuno ha osato dirlo “indifferente” - gli uomini di tutte le razze e nazioni, di tutti i tempi, di tutti i gradi di civiltà, – salvo nelle crudelissime sanzioni di certi loro Codici o Usi penali, che per ironia chiamarono Giustizia! – hanno cercato di rendere l’agonia il meno penosa che fosse possibile; e di fronte alle malattie arrecanti sofferenza fino all’ultimo o più a lungo e senza rimedio, hanno meditato e discusso il quesito se non convenga rendere più sollecita quella fine; talvolta l’hanno affrettata, non tanto materialmente parlando, quanto con la propaganda in pubblico, col desiderio in privato.».
Enrico Morselli, psichiatra e antropologo non usa mezzi termini. Nel suo libro (che egli definisce “libretto”) “L'uccisione pietosa" pubblicato nel 1923, affronta la questione con un approfondimento meticoloso e una documentazione ricca di dati e di riferimenti storici. Confida: «Io sono quasi certo che contro quei mali inesorabili, che attentano alle fonti medesime della energia vitale nell’individuo, noi siamo del tutto impotenti. Non si vorrà certamente credere che delle iniezioni di muschio, di caffeina o di olio canforato (queste ultime venute oggi di moda in ogni evenienza ed usate talvolta senza criterio!), abbiano la forza di allontanare l’inevitabile momento. In un canceroso, in un tubercoloso corroso dai bacilli, in un dissanguato, in un paralitico all’ultimo stadio del marasma, quali mezzi possiede la Scienza medica per trattenere la fiamma vitale, più di quanto le concedano i miserabili poteri di un organismo in via di dissoluzione?».
Pertanto, «l'Eutanasia, concessa o legalmente sanzionata ai sofferenti, agli agonizzanti, ai decrepiti, a tutti coloro che, immersi nel dolore o nella miseria fisiologica, la nostra simpatia circonda di un sentimento di pietà, al quale essi medesimi fanno talvolta appello per finire una vita di angosce, di pene, di impotenze.».
Si tenga a mente che il 22 febbraio 1922 giorno della morte di Benedetto XV, per la prima volta - svolta epocale - in tutto l’Italia le bandiere furono poste a mezz’asta. Era il primo segnale importante di quell’avvicinamento alla Chiesa di Roma, pianificato da Mussolini, che sarà suggellato - 11 febbraio 1929 - con la firma dei Patti Lateranensi. E’ una sorta di rivoluzione culturale che seppellisce il laicismo della politica di governo. Certamente, è il momento meno adatto per parlare di Eutanasia.
Morselli però continua a diffondere le sue tesi. Scrive, «Senza dubbio, l’uccisione pietosa sarebbe un derivato apparentemente logico e naturale della massima dell’"Aiutatevi". In fondo, direbbe un eutanatista conseguente sino all’estremo, non sarebbe umano e perciò morale, che io prestassi l’opera mia a chi, disperato da infinito dolore, mi domandasse di essere aiutato a liberarsene? Il Régnault ha designato questa forma di soccorso materiale come "carità suprema"; ma noi abbiamo già veduto, che per far superare quel momento o periodo di disperazione il soccorso può e deve, almeno in principio, essere prestato in forma puramente morale: - confortare il paziente, consolarlo con dimostrazioni di calda simpatia, suggerirgli forza d’animo; - solo quando questi mezzi morali si dimostrassero affatto insufficienti, perchè il dolore di certi mali non si vince purtroppo con nessuna psicoterapia, si potrà ricorrere alla diminuzione o soppressione artificiale della sensibilità. ».
Avverte, «Io non ho intenzione di trattare l’argomento sotto l’aspetto religioso, ma neanche intendo di poter passare sotto silenzio un lato così importante per i più. Ricorderò che un medico distinto, fervido e sincero credente, il dott. Guermonprez, si è dichiarato assolutamente contrario anche per motivi cattolici. Egli ricorda il precetto "Non uccidere" della Legge Mosaico-cristiana, precetto che secondo lui si attaglia anche al suicidio; ripete con Paolo Bert, che pure era un libero pensatore, l’altra regola umana che "Contro i deboli, non si ha altro diritto che la carità"; cita molti argomenti teologici da un’autorità competente - il Padre Agostino Lehmkuhl - e finisce con sostenere che il medico commetterebbe una grave colpa se affrettasse la morte di un suo cliente in condizioni disperate, e anche se lo assopisse con sostanze narcotiche onde farlo passare "dolcemente" dal sonno alla morte. Su quest’ultimo punto la Sacra Scrittura, come vedemmo, parla ai fedeli in senso ben diverso.».
Ma sottolinea, «Né la Morale, né la Fede possono condannare questo uso, anche spinto agli estremi limiti, dei farmaci sedativi e narcotici: l’averli scoperti non è fra le minori conquiste della intelligenza umana. E già un istinto naturale porta molti animali alla ricerca di erbe o di mezzi meccanici atti a lenire le loro sofferenze, come altri ne induce alla mutua difesa ed alla più commovente assistenza verso i loro compagni in pericolo di vita o per aggressione di nemici, o per accidenti improvvisi. Le opere di Houzeau, di Brehm, di Romanes (cito le più popolari) stanno là ad attestare che qualora l’Uomo negasse al suo simile un adeguato soccorso di opera e di sentimento nel caso di una disgrazia, scenderebbe sotto il livello della bestia: ed è già da arrossire che egli vi scenda nelle raffinatezze intelligenti e premeditate della sua crudeltà.».
Giusto, sbagliato? Un secolo anni dopo la pubblicazione del saggio di Morselli, arriva la risposta per bocca di monsignor Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, il quale rivela la durissima posizione del Vaticano sulla questione dell’Eutanasia. «La mia preoccupazione è davvero profonda – dice l’arcivescovo Paglia in un’intervista al sito della Santa Sede – È indispensabile che la Chiesa ricordi a tutti che la fragilità, la debolezza, è parte costitutiva della natura umana e dell’intero creato – aggiunge il ‘ministro’ vaticano della bioetica -. E questo richiede che sia urgente un nuovo rapporto di fraternità tra tutti. La debolezza chiede l’urgenza della fraternità perché è nella fraternità che ci si prende cura gli uni degli altri. È nella fraternità che ci si sorregge. È nella fraternità – ricordiamo l’enciclica “Fratelli tutti” – che possiamo delineare un futuro più umano per tutti.».
Negli anni 1922 e 1923 durante i quali l’antropologo Morselli scrive e pubblica il suo “L'uccisione pietosa (Eutanasia)”, accadono fatti epocali che si ripercuoteranno per tutto il Novecento e anche dopo. Tra quelli più salienti del 1922 ci sono: l’elezione a papa (6 febbraio) del cardinale Achille Ratti, già Arcivescovo di Milano, il quale assume il nome di Pio XI. La Marcia su Roma - 28 ottobre - con Benito Mussolini che riceve dal re Vittorio Emanuele III l'incarico di primo ministro e di conseguenza quello di formare il nuovo governo. A Mosca il primo congresso pansovietico istituisce l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS). Nel 1923, la milizia delle "camicie nere" assume un ruolo all'interno della struttura statale fascista. Il 21 settembre, Tasca, Togliatti, Vota, Gennari, Leonetti assieme ad altri membri del PCI vengo arrestati e portati a San Vittore. In Germania Adolf Hitler proclama a Monaco la "rivoluzione nazionale" (o putsch di Monaco) e organizza un tentativo insurrezionale.
Sebbene a quell’ epoca la comunicazione era affidata ai giornali letti soltanto dai pochi che sapevano leggere, le notizie circolavano, e con esse il sentore di tragedie che avrebbe provocato quel concatenarsi di eventi, che cominciava a stravolgere la vita di milioni di persone, come oggi accade con il Covid-19. Stando così le cose ben si capisce la prudenza con la quale lo psichiatra Enrico Morselli s’immerge nella questione Eutanasia, calibrando l’approccio pur di non svilire la sua tesi.
Scrive, «l’ Eutanasia più che da riforme legislative imposte, dipenderà dai costumi, dalla opinione pubblica, da nuovi sentimenti sociali; come si è arrivati a tanti mutamenti nei nostri modi di vivere, di condurci, di considerare i rapporti fra i cittadini, fra i cittadini e i Poteri statali, fra gli Stati e le Nazioni, così avverrà dell’attuale "pregiudizio" che si debba lasciar soffrire senza speranza, vivere senza utilità collettiva, esistere senza finalità alcuna. L’"idea" della eutanasia è apparsa, dapprima, quasi timidamente, nelle speculazioni dei filosofi, ma sta facendo la sua strada fra il pubblico, che non se ne mostra stupito nè offeso; e come "usanza", l’eutanasia, che si trova presso molti popoli antichi e moderni, non sempre incivili, anzi diggià inciviliti, a sua volta si estenderà e col tempo diventerà forse universale.».
«Si può rispondere considerando la cosa nei riguardi del sentimento di solidarietà e mutuo rispetto che si è sviluppato fra gli Uomini. Questo sentimento comincia dalla famiglia, di cui è dubbio se la pratica dell’"omicidio pietoso" verrebbe a consolidare la già tentennante compagine. Verosimilmente, finchè durano nella immensa maggioranza delle nostre famiglie i due sentimenti fondamentali dell’amor parentale e della reverenza figliale, e finchè nel cuore umano albergherà la speranza che l’Arte medica trovi qualche sollievo ai nostri mali, la richiesta della morte anche da parte di infermi condannati non verrà ascoltata. Nè la compassione dei congiunti cercherà nella fine artificialmente affrettata del deforme, dell’idiota, del vecchio decrepito, quella liberazione dalla loro inconscia condizione, cui si opporrebbe certamente il loro istinto di vivere, qualora ne fossero coscienti.».
Naturalmente, «finchè sussisterà un problema dell’Al di Là, finchè ci resterà ignoto (e sarà forse per sempre, checchè pensi Oliviero Lodge) quello che ci aspetta oltre al varco supremo, l’Uomo non guarderà mai freddamente la morte come un semplice passaggio dalla veglia al sonno, nè il dopo-morte come uno stato simile al sonno.», ricorda Morselli. Sottolinea che, «il Sonno eterno, coi terrori che da immemorabili secoli sveglia in tutti i viventi, con le credenze cui ha dato origine e che la massima parte delle religioni ci ha profondamente radicato nell’animo, non può nè deve essere anticipato dalla volontà nostra od altrui neanco di un solo attimo; e pur quando la volontà dell’individuo ce lo domandi, non saremmo mai certi che giunto l’estremo attimo la sua indifferenza persisterà o non verrà sostituita da reazioni emotive che non vediamo. Io sono con Bouquet: non si ha il diritto di lanciare una vita verso la morte dal momento che nè Filosofia nè Scienza sanno ciò che esiste nell’Oltre-vita. ».
Ma subito dopo corregge il tiro: «Non credo che il mio atteggiamento in faccia a questo Enigma sia sospettabile di serotine incertezze: ho tante volte recitato il mio "credo", che nessuno oserà dubitare delle mie convinzioni. Ma qui non scrivo nè opino per me: scrivo per una collezione, dove si debbono rispettare le opinioni di tutti i suoi lettori. È vero che la Medicina - la "Scienza", come si dice dalla gente - rende in generale i medici e specialmente gli alienisti (non tutti intanto!) abbastanza scettici sul dogma spiritualistico della sopravvivenza, poichè il concetto che con la morte tutto ciò che è in noi di "personale" si dissolva nel gran Tutto (che alcuni denominano erroneamente il Nulla!) scaturisce quasi per logica irresistibile dai postulati psico-fisici. Ma questo atteggiamento mentale del ceto medico, che ha figurato per anni ed anni nella letteratura, nell’arte e nella opinione popolare come un "materialismo", laddove è soltanto, almeno nei più colti di noi, la consapevolezza del relativismo della Scienza, non conduce alla indifferenza verso le credenze altrui, tanto meno a disprezzarle e ad offenderle. ».
Laura Menti