Le storie e i retroscena ad Est e ad Ovest del Muro

Sebbene l'articolo 14 degli accordi di Potsdam dicesse che «durante il periodo dell' occupazione la Germania sarà trattata come un' entità economica unica», le tre potenze occidentali crearono nelle loro zone organi separati di gestione dell'economia locale che non si conciliavano con il modello economic e sociale del "quarto occupante", cioè l'Unione Sovietica.

La storiografia ufficiale poco si sofferma sulle condizioni di vita dei berlinesi in quegli anni, per questo pubblichiamo volentieri il capitolo (il Muro) dell'ultimo libro di Giulietto Chiesa nel quale l'autore - scomparso l'anno scorso - rivela aspetti sconosciuti e chiarificatori sui perchè doveva sorgere il Muro e perchè i berlinesi ne furono la causa e le vittime principali.

Sarà utile ricordare che Berlino fu interamente occupata dalle truppe sovietiche nei primi giorni del maggio 1945.

Giulietto ChiesaMuro di Berlino21 copy copyLe prime truppe degli alleati occidentali giunsero soltanto un mese dopo.
E Stalin rispettò le decisioni prese il 12 settembre 1944, a guerra ancora in corso, dalla Commissione consultiva Tripartita (USA, URSS, Gran Bretagna), secondo cui la Germania occupata sarebbe stata divisa in quattro zone.
Quegli accordi prevedevano che Berlino avrebbe avuto un' amministrazione comune delle potenze alleate (la Francia fu aggiunta successivamente).
Nello stesso tempo si prevedeva, sempre di comune accordo, di insediare a Berlino tutti gli organi di controllo delle forze alleate che avrebbero dovuto creare, a tempo debito, le condizioni per la firma del trattato di pace.
 
Abbiamo già esaminato molti sviluppi che precedettero e seguirono la firma degli accordi di Potsdam. Ora cerchiamo di vedere quali furono i loro riflessi sulla condizione di Berlino e dei suoi abitanti.
In parallelo con la graduale rottura degli accordi di Potsdam, gli occidentali cominciarono passo dopo passo a "interpretare" quegli accordi secondo i loro criteri, spesso senza nemmeno consultare il "quarto occupante", cioè l'Unione Sovietica.
Occupante scomodo, non solo perché molto forte sul campo ma perché portatore di un altro modello economico e sociale.
 
L'intesa comune era stata quella di denazifìcare e democratizzare la Germania.
Ma, per esempio, quando le prime assemblee cittadine di Berlino - promosse da tedeschi antinazisti - posero agli alleati la questione della confisca dei beni ai criminali nazisti e chiesero il passaggio delle industrie alla proprietà collettiva, i comandi occidentali posero il veto.
Inammissibile, per americani e inglesi l'idea stessa di misure di carattere socialista nella Germania occupata.

I russi fecero quello che ritenevano utile nella loro zona, stanando i nazisti. Mentre un corpo di polizia separato venne istituito dagli occupanti anglo-americani. Di fatto il comando inter-alleato smise di funzionare.

Sebbene l'articolo 14 degli accordi di Potsdam dicesse che «durante il periodo dell' occupazione la Germania sarà trattata come un'entità economica unica», le tre potenze occidentali crearono nelle loro zone organi separati di gestione dell'economia locale.

 
Nel dicembre del 1948 vennero indette elezioni separate nei settori occidentali e fu creato un municipio di Berlino Ovest.
Il colpo mortale alle intese precedenti fu quello del giugno 1948, con l'introduzione del "marco occidentale". Da quel momento, in seguito alla decisione unilaterale degli alleati, nelle banche e negli uffici di cambio di Berlino Ovest un marco occidentale veniva dato in cambio di 4,7 marchi orientali, e un marco orientale veniva venduto per 0,22 marchi occidentali.
Un tale corso non era affatto corrispondente al costo della vita nelle due aree di occupazione, occidentale e orientale.
I movimenti degli abitanti di Berlino Est e Ovest erano in quel momento del tutto liberi.
 
Non meno di cinquantamila persone dell'Est andavano regolarmente a lavorare all'Ovest. E venivano quindi pagate quattro volte di più, per lo stesso lavoro, dei cittadini dell'Est.
Ma i prezzi degli affitti, della luce, del gas, dei trasporti erano all'Est quattro volte minori, come pure i prezzi dei generi alimentari e di consumo.
Come risultato la gente dell'Ovest si riversava nella zona Est comprando con enorme vantaggio. Le autorità dell'Est non erano in condizione di equilibrare la situazione. L'approvvigionamento quotidiano dei generi alimentari se ne andava in un attimo all'Ovest. CosÌ, per esempio, l'Est fu costretto a ricorrere a misure impopolari quale quella di costringere coloro che lavoravano all'Ovest, abitando all'Est, a pagare tutti i servizi in marchi Ovest.
E si deve tenere conto che le zone occidentali furono presto invase da beni di consumo provenienti dagli Stati Uniti, molto più abbondanti, variegati, attraenti, a prezzi inaccessibili per i cittadini dell'Est, il cui retroterra era la Russia povera e semi distrutta.

Enormi furono i danni economici subiti, prima dall'Urss direttamente e poi dalla Repubblica Democratica Tedesca, che fu creata non prima, ma dopo la Repubblica Federale Tedesca (prima nacque la RFT, il 23 maggio 1949, e poi la RDT, il 7 ottobre 1949). Lo squilibrio della ricchezza fu decisivo, ma non bastava.

Ci fu l'organizzazione dell'accaparramento delle merci nei negozi di Berlino Est da parte di compratori occidentali; ci fu l'organizzazione sistematica delle "fughe" dall'Est verso l'Ovest aiutata dai servizi segreti; ci fu la creazione di una rete radio-televisiva di propaganda che, dall'Ovest, magnificava l'Ovest e denigrava sistematicamente l'Est.

Infine le due parti crearono due enormi reti spionistiche usando l'assenza dei controlli di frontiera.

In queste condizioni, sempre più insostenibili per l'Unione Sovietica, l'accordo quadripartito verrà formalmente denunciato dall'URSS, con una nota ufficiale del Governo sovietico in data 27 novembre 1958. Il nuovo segretario del Partito Comunista dell'Unione Sovietica, Nikita Krusciov - Stalin era morto nel 1953 e il vertice sovietico era nel pieno della lotta per la successione - accusa le potenze occidentali di avere defìnitivamente compromesso gli accordi di Potsdam e annuncia che l'URSS non riconosce più lo status internazionale di Berlino. Propone, in cambio, di trasformare Berlino Occidentale in "libera città smilitarizzata" e intima agli occidentali di accettare un negoziato conclusivo nel corso di sei mesi.
Verrà ricordato come "l'ultimatum di Krusciov" e fìnì nel nulla. Il braccio di ferro tra Est e Ovest diventò sempre più duro. Ma la successione degli eventi fino a quel momento - che fu indubbiamente di svolta da parte sovietica - dimostra che a Mosca non avevano voluto e non avrebbero voluto, giungere allo scontro.
 
L'iniziativa della rottura è sempre stata nelle mani degli occidentali.
Stalin in persona ancora nell' ormai lontano 1942, a guerra appena cominciata, mentre era in corso l'offensiva hitleriana, aveva pubblicato e fatto leggere dalla radio sovietica un ordine del giorno per certi aspetti stupefacente. «Gli insegnamenti della storia [suonava il comunicato che fu udito da milioni di soldati e di cittadini sovietici] indicano che gli Hitler vengono e vanno, ma il popolo tedesco, lo Stato tedesco, rimangono».
E, alla fine della guerra, tre anni dopo, il 9 maggio 1945, sette giorni dopo la caduta di Berlino, tornò sul tema con questo discorso: «l'Unione Sovietica festeggia la vittoria senza proporsi di dividere o distruggere la Germania».
La linea sovietica, nonostante tutto, rimase ferma su queste coordinate. E, fin dal momento in cui la questione di Berlino emerse come preminente, e divisiva, da Mosca si replicò con ripetute proposte di una trattativa internazionale che sfociasse in un trattato di pace con la Germania tutta intera. Berlino, secondo la leadership sovietica, sarebbe stata collocata all'interno di quel trattato di pace.
I negoziatori sovietici indicarono a più riprese le due varianti che avrebbero potuto essere percorse senza rotture.
 
La prima fu quella della creazione di un "comitato pantedesco", cioè formato da delegati delle due Germanie (che nel frattempo erano sorte per iniziativa occidentale) che avrebbe dovuto rappresentare "tutta la Germania" al negoziato di pace.

La seconda variante proposta da Mosca fu che le potenze vincitrici si accordassero per firmare un trattato di pace con i due Stati tedeschi esistenti.

In ogni caso, anche in quello di una impossibilità di percorrere tutte e due le varianti, l'URSS dichiarava che la libertà di accesso a Berlino Ovest sarebbe stata rispettata sebbene tutte le strade fossero sotto il controllo della Repubblica Democratica Tedesca. Le cose, come sappiamo, andarono diversamente, ma molte iniziative sovietiche furono intraprese per evitare quell' esito. Nel 1954, ad esempio, l'Unione Sovietica compie un passo di grande significato e allaccia rapporti diplomatici con la RFT, ma nel 1957 il Governo della Germania Occidentale, guidato da Konrad Adenauer, dichiara che interromperà ogni relazione diplomatica con qualunque Paese che, in qualunque modo, avrà riconosciuto la Repubblica Democratica Tedesca.

Lo stallo diplomatico divenne permanente e lo scambio di colpi, non solo politico-diplomatici fu quasi quotidiano.

Nell'agosto del 1960 il Governo della RDT introduce norme che rendono molto difficile il passaggio tra le due zone e limita le possibilità dei cittadini dell'Ovest di visitare i loro parenti rimasti all'Est.
In risposta il Governo della RFT chiude ogni relazione commerciale con il settore sovietico. È l'inizio della "guerra economica". È stato calcolato che tra il 1949 e il 1961 lasciarono la RDT e Berlino orientale quasi 2,7 milioni di persone, la metà delle quali avevano meno di 25 anni.
Solo nel 1960 i trasferimenti all'Ovest furono duecentomila.
Eppure, come sempre accade, avrebbe potuto esserci un'altra via d'uscita. A pochi mesi dalla rottura finale, che portò al Muro di Berlino,
Walter Lippmann scriveva sull'«Herald Tribune» queste righe: io sono convinto che l'avvenire di Berlino Ovest deve venire protetto non già con una dura fermezza, ma sostenendo che la città ha bisogno di un nuovo statuto. Quando Krusciov ci dice che lo statuto attuale di Berlino è superato, l'Occidente sbaglia a comportarsi come se ogni alterazione dello status quo fosse una disfatta, una resa.
Può essere un progresso [ ... ]. La giusta risposta a Krusciov è di proporgli di negoziare un nuovo status, in cui sia garantito a Berlino Ovest un avvenire ordinato, con la presenza di truppe occidentali sotto un patronato occidentale [ ... ].
La nuova carta o statuto deve cominciare con una dichiarazione esplicita che le Nazioni Unite resteranno garanti fino a che i due Stati tedeschi non si accordino per rifare di Berlino la capitale di una Germania riunifìcata.
Nessuna delle due parti "vincerebbe", ma nessuna "perderebbe" [ ... ]. Avremmo una nuova base, una nuova struttura giuridica, politica e morale, che tiene conto delle dure realtà della vita: che esisteranno a lungo due Germanie e che Berlino deve venire protetta in modo speciale finché la Germania resterà divisa.

Era la via del dialogo, ma sbarrata da troppi fatti compiuti, la cui responsabilità risale precipuamente all'Occidente.

Il 5 agosto 1961 si riunirono i segretari dei partiti comunisti dell'Est che, consultati, diedero l'assenso al Partito Comunista della DDR perché decidesse di chiudere il confine con Berlino Ovest e con tutta la Repubblica Federale Tedesca.
La decisione entrò in vigore il 13 agosto. Quella mattina presto sul confine di Berlino Ovest polizia e operai dell'Est cominciarono a sostituire, con lastre di cemento e mattoni, i pali che sorreggevano i fili spinati; l'acciottolato delle strade che attraversavano il confine fu sconvolto dai bulldozer; squadre di poliziotti, di genieri, di distaccamenti militari, interruppero tutte le linee dei trasporti che passavano da un settore all' altro.
Vi furono punti dove la demarcazione assegnava le case di un lato della strada a Berlino Est e il marciapiede di quello stesso lato a Berlino Ovest. Fu il caso della Bernauer Strasse che, per questo, come emblema di una situazione assurda, divenne famosa in tutto il mondo. Così le finestre di intere facciate furono murate, e i portoni su quel lato furono chiusi "per sempre". Migliaia di persone di Berlino Est furono costrette a cambiare abitazione.

Chiesa muroLa costruzione del Muro durò una decina di giorni. I tedeschi, seppure dell'Est, si rivelarono "tedeschi": agirono con strabiliante rapidità e coordinazione. Simultaneamente vennero interrotte tutte le comunicazioni: si chiuse la metropolitana, cessarono le linee di autobus e tram di superficie. La città cambiò forma. Decine di migliaia di persone dovettero cambiare lavoro, decine di migliaia di persone dovettero dire addio ai loro parenti, ai loro amori, alle loro abitudini.

Le guardie di confine ebbero l'ordine tassativo di usare le armi per impedire ogni attraversamento. Per i cittadini di Berlino Ovest che avrebbero comunque dovuto svolgere funzioni insostituibili a Est, e per gli stranieri, rimasero aperti sette transiti sorvegliati e un varco ferroviario. Per i cittadini dell'Est ogni varco venne chiuso.

Così il Muro aprì - tagliando in due una città - una pagina inedita della storia umana. Anzi tagliò in due il mondo occidentale, o una grande parte di esso.
La Guerra fredda divenne, da quel momento, una realtà incombente su tutti, da una parte e dall' altra del grande Muro metaforico che di fatto divideva, dappertutto nel mondo, due "sistemi". Quel Muro è durato 28 anni.
Adesso non c'è più, la Germania è una e adesso domina l'Europa. In un altro modo, ma domina. I due "sistemi" non esistono più. Almeno non più come li si pensava allora.
Il mondo non è più bipolare. Il nemico dell'Occidente non è più soltanto "uno", cioè la Russia. Che, a sua volta, è diventata capitalista dopo essere stata sconfitta nella sua fisionomia socialista. Ma non per questo è divenuta amica.

Cresce, da quarant'anni, la Cina, guidata da un immenso - e strano - Partito Comunista. Irrefrenabile, potente, in gran parte incomprensibile e misteriosa. L'Impero vincente della Guerra fredda è in declino. I suoi vassalli nella confusione. Noi ne siamo sudditi. Il 1989 è lontano. Lo celebriamo per illuderei di essere ancora vincitori.

Fonte: Giulietto Chiesa:

Chi ha costruito il muro di Berlino? (Uno editori)

 

 
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