Le Grandi Navi tra disinformati e fantasisti
Perchè i mastodonti sfilano lungo il bacino di San Marco sotto gli occhi di migliaia di persone. Indisturbati.
Tra i vari aspetti del dibattito che si spera arrivi a decidere di portare finalmente, le Grandi Navi fuori da Venezia e dalla sua Laguna, ci sono dei disinformati e dei fantasisti.
Ne riportiamo, letteralmente alcuni brani: “Nessuna nave entra nel Canale della Giudecca coi motori accesi e viene semplicemente trascinata dai rimorchiatori e quindi la sua mole non crea, autonomamente una serie di fenomeni meccanici in profondità ”. “Non provocano…..non hanno le eliche accese.…..grandi fenomeni di erosione…..”. “A queste navi non è mai successo niente…”. Ancora rispetto all’inquinamento atmosferico e l’alta presenza di zolfo rispondendo ad una domanda specifica dell’intervistatore: “Non abbiamo dati significativi… Almeno noi, ma noi non siamo competenti da questo punto di vista….Dire che lo zolfo è quello che determina il degrado [sul marmo e le componenti metalliche dei monumenti, ndr] mi sembra un po’ una forzatura….”
“Dal punto di vista tecnico le garanzie che queste navi offrono…. prima di tutto all’autorità portuale perché le navi non offrono garanzie alla Soprintendenza…..noi abbiamo verificato che molti dei….difetti che queste navi potrebbero avere sono superati dall’alta tecnologia che loro hanno. Per esempio pochissimi sanno che ….queste navi non hanno più un pilota in senso stretto [tutte le navi hanno invece l’obbligo d’imbarcare un Pilota del Porto in entrata e uscita da Venezia, NdA ] e una tale cabina di regia tecnologica che equivale quasi a un pilotaggio automatico. Quindi c’è molta….approssimazione.” L’intervistatore chiede: “ Come mai lei pensa che le eliche delle navi non vanno ?” e la risposta è “Guardi hanno due rimorchiatori dietro e due davanti……Se funzionassero [le eliche, NdA]farebbe un’onda alta così, io non sono un meccanico di navi….quando noi abbiamo chiesto informazioni su questo loro ci hanno detto che entrano a motori spenti, trainate dai rimorchiatori…..io non ho visto le eliche ferme… io non sono un subacqueo quindi non ho visto.”
Altra domanda: ”Come fa un rimorchiatore a trainare una nave stando dietro?” La risposta :“Eh, provi, le assicuro che è fisicamente possibile… con i nostri luoghi comuni no ma…..” L’intervistatore incalza: “…avrà i motori accesi…” La Soprintendente risponde: “…Le ho detto in standby!....” e continuando introduce il paragone di un’auto e un carro-attrezzi mentre l’intervistatore obietta: “….ma il carro attrezzi è davanti all’auto e la tira….!” Risposta: “Perché i rimorchiatori non funzionano come sulle strade, funzionano in un altro modo…eh poi, non chieda queste cose a me…..”.
La Soprintendente parla di rischio per i marmi dei monumenti solo citando le conseguenze dell’aereosol marino trascurando di dire quanto invece l’anidride solforosa contribuisca a trasformare in gesso i marmi dei monumenti veneziani e danneggi malte, intonaci e parti metalliche
A fronte di queste dichiarazioni inquietanti, sul Corriere della Sera, Gian Antonio Stella scriveva un pezzo “La sovrintendente che tace su Venezia e le Grandi Navi” in cui si limitava a citare alcuni passi dell’intervista e lamentava – dopo aver fatto un’accurata ricerca – il silenzio totale mantenuto dalla soprintendente sul tema.
Silenzio rotto, questa volta con immediatezza, dalla pubblica funzionaria per chiedere un risarcimento danni di duecentomila euro a giornalista e direttore del Corriere assieme all’intero consiglio direttivo di ‘Italia Nostra’, alla ‘Lipu’ e a Luciano Mazzolini del ‘Comitato NO Grandi Navi’ che aveva inviato il filmato a Youtube.
La Soprintendente si è ritenuta diffamata oltre che dall’articolo, dalla richiesta avanzata - da Italia Nostra e da altre Associazioni ambientaliste - di una verifica ministeriale per gli ingiustificati silenzi sul tema delle grandi navi e per i contenuti della sua intervista.
Un cenno di chiusura sdrammatizzante, sembra meritare una ‘divertente’ iniziativa presa qualche anno fa, presumiamo col concorso di cervelli del marketing aziendale, che ha voluto dare un tocco personale alla diatriba sulle grandi navi, iniziativa durata, per fortuna, poco.
L’Associazione Piazza S. Marco, con il concorso dell’amministrazione comunale e della Costa Crociere, aveva introdotto una ‘simpatica’ trovata nel quadro d’incapacità generale ad affrontare il ben più grave problema di fondo. Per alcune settimane si è pensato bene di creare l’allegra brigata dei “S.Marco Guardians”, un gruppo di simpatici ragazzotti che, con cappellino e maglietta - colori e logo della Costa Crociere - hanno popolato per tre estati consecutive Piazza S.Marco con mansioni precise: mettere ordine tra i turisti indisciplinati che si sedessero – come fanno sulle piazze e i monumenti di tutto il mondo - per qualche, minuto di sosta.
La Costa che avrebbe dovuto essere il ‘controllato’ per i problemi creati all’immagine della città - assieme alle altre compagnie delle grandi navi - diveniva, paradossalmente, il ‘tutore’ della ‘venezianità’ di vetrina, mettendo in campo nient’altro che un gruppo ispirato agli animatori dei villaggi turistici, questa volta ‘comandati a terra’, come si usava dire, in altri tempi, in Marina.
Ha comunque portato a casa - invece dei risultati di quella che era stata pensata come un’insperata e soprattutto gratuita trovata pubblicitaria - una gran quantità d’improperi sussurrati nelle più varie lingue del mondo e presumibilmente non certo a favore della Costa Crociere nè dei crocieristi in generale nè di Venezia in particolare. Infatti la Costa, con un guizzo d’intelligenza in extremis, si è ben guardata dal rinnovare, dopo i primi tre anni, il contratto con l’Associazione Piazza S.Marco che pensava di a quel gruppo di ‘ragazzi’il compito di “….vigilare sul buon costume e decoro di chi frequenta la Piazza !
Molti tra gli stessi fautori della presenza delle Grandi Navi, di questi mastodonti che sfilano lentamente sotto gli occhi di migliaia di persone non si spingono a negare, bontà loro, il fastidioso impatto visivo del contrasto tra i giganti e le immagini di tutt’altro genere che Venezia offre, costretta a divenirne involontario e gratuito proscenio.
Ci sono anche non pochi ‘entusiasti’ che arrivano a pensare che questo ‘disturbo’ possa addirittura rovesciarsi nel suo contrario, divenendo un esempio lampante, finalmente, della possibile trasformazione modernista di Venezia.
Avevamo iniziato parlando della mostra fotografica sulla Grandi Navi di Gianni Berengo Gardin e vale la pena di concluderlo con un’altra notizia sulla stessa mostra. Sull’onda del successo del primo allestimento a Milano - dopo i ripetuti rifiuti veneziani - Paolo Costa, l’allora Presidente dell’Autorità Portuale, con il suo notorio fair-play, ha tentato di cavalcare la tigre e di rovesciare nel suo opposto il significato della mostra offrendo, con tempestività, a Berengo Gardin la disponibilità ad ospitarla nei locali della Stazione Marittima veneziana. Invito cui il fotografo ha cortesemente risposto – e non poteva essere altrimenti - con una garbata dichiarazione d’indisponibilità considerando che gli ambienti proposti, assimilabili agli spazi di una stazione ferroviaria, erano attraversati solo da masse di crocieristi, impegnati ad imbarcarsi o a sbarcare, proprio da quelle grandi navi la cui presenza conflittuale l’autore si proponeva di evidenziare. Paolo Costa contava evidentemente sull’ingenuità dei passeggeri, molti dei quali eccitati da spensierate euforie vacanziere, avrebbero potuto fraintendere la presenza di quelle immagini, interpretandole come contributi alla spettacolarità di quegli elefanti nella cristalleria, segni tangibili della capacità veneziana di assorbire qualunque cosa le si imponesse in nome del business.
L’offerta aveva il palese sapore di rovesciare, nel suo opposto, la libera visione di un artista e le immagini della sua percezione del degrado visivo offerto dal passaggio dei ciclopi galleggianti. In realtà, questi miscugli di lamiere e tecnologie, con il loro gigantismo fuori posto, contribuiscono a trasformare la Laguna in un braccio di mare, mentre a Venezia umiliano e mandano fuori scala quei monumenti che sfiorano appena, rubando loro la scena in modo silenziosamente violento, trasformandoli, di colpo, da simulacri antichi in cose che appaiono di colpo inutili oggetti di una scenografia di sfondo improvvisamente privata, nel confronto, di vita propria. Immagini di una nuova asimmetria, esasperata dalle differenze dei volumi e degli stili messi artificialmente a confronto: l’ultima, la più recente e la meno interessante, delle asimmetrie che, comunque, offre Venezia.
- Fine
NOTE
(*)Per chi vorrà farlo è possibile seguire tutte le navi del mondo e quindi anche le navi in arrivo/partenza a Venezia su un interessante e divertente programma americano che offre la possibilità di seguire le rotte in tempo reale di tutte le navi passeggeri e mercantile del mondo, (incluse molte barche da diporto) aggiungendovi immagini e dati: http://www.marinetraffic.com
(1)http://www.usatoday.com/picturegallery/travel/cruises/
Per saperne di più clicca su: IL DIVORZIO DELLE BEFFE TRA VENEZIA E GRANDI NAVI - Dossier
In "Venezia città delle asimmetrie", Ettore Camuffo offre una serie di inedite chiavi di lettura su Venezia, aspetti noti e meno noti attraverso le lenti delle sue particolarissime asimmetrie: dalle origini alla singolarità delle sue architetture, da riflessioni storiche, economiche e culturali. Fino all'un'accurata analisi storico-filologica, che si conclude con la definitiva dimostrazione della falsità della famosa Carta Nordatlantica di Nicolò Zen che aveva intrigato per secoli storici e geografi. Quella carta nautica, ancora oggi ritenuta da molti autentica, con cui il nobile veneziano, membro del Consiglio dei Dieci, nel 1558 aveva cercato di attribuire a due nobili, navigatori veneziani, il primo sbarco sul territorio americano, un secolo prima di Cristoforo Colombo.