In Italia la diffusione dell'Aids non cala, a Milano il record negativo
Un’analisi demografica condotta dall’UNICEF rivela che gli obiettivi fissati nel programma "2020 Super-Fast-Track", messo a punto nel settembre 2016 con l'ambizioso obiettivo di porre fine all’AIDS pediatrico entro il 2020 non saranno raggiunti.
Lotta all'AIDS, gli adolescenti pagano il prezzo dell'inazione degli Stati
Le infezioni da HIV tra gli adolescenti sono in aumento nel mondo: +30% rispetto al 2005 - ©UNICEF/UN061625/DeJongh
1 dicembre 2017 – Ogni anno 120.000 bambini e adolescenti sotto i 14 anni muoiono per cause legate all’AIDS, e 160.000 (in media,18 ogni ora) sono contagiati dall'HIV (dati 2016).
Secondo le proiezioni dello Statistical Update on Children and AIDS 2017 (Aggiornamento statistico su infanzia e AIDS) dell’UNICEF, lanciato oggi, se questa tendenza dovesse persistere di qui al 2030 avremmo 3,5 milioni di nuove infezioni da HIV fra gli adolescenti.
«È inaccettabile continuare ad assistere alla morte per AIDS di così tanti bambini e ragazzi, mentre si compiono pochissimi progressi per proteggere gli adolescenti dall'HIV» afferma Chewe Luo, Responsabile dei programmi di lotta all'HIV-AIDS dell'UNICEF.
«La pandemia non è finita. L'AIDS continua a essere una minaccia per la vita dei bambini e dei giovani. Si può e si deve fare di più per prevenirla».
Un’analisi demografica condotta dall’UNICEF rivela che gli obiettivi fissati nel programma "2020 Super-Fast-Track", messo a punto nel settembre 2016 con l'ambizioso obiettivo di porre fine all’AIDS pediatrico entro il 2020 non saranno raggiunti.
Sono stati compiuti dei progressi nella lotta all’AIDS, soprattutto nella prevenzione della trasmissionedell’HIV madre-figlio. Dal 2000, sono stati evitati circa 2 milioni di nuovi casi di HIV fra i bambini.
Tuttavia, l’UNICEF avverte che questi progressi non devono portare a un atteggiamento di indifferenza, visto che lo Statistical Update sottolinea come i bambini HIV-positivi sotto i 4 anni corrano un rischio di morte per AIDS maggiore rispetto agli altri gruppi di età.
C'è un ritardo nei controlli e nelle terapie pediatriche dell’HIV: solo il 43% dei bambini a rischio di contrarre il virus è sottoposto a controlli nei primi due mesi di vita, come raccomandato dai protocolli sanitari, e analoga è la percentuale di bambini sieropositivi che riceve regolarmente farmaci antiretrovirali - gli unici che possono garantire loro la sopravvivenza.
Secondo l’UNICEF, i progressi compiuti per prevenire la diffusione dell'HIV e migliorare le cure fra gli adolescenti sono stati inaccettabilmente lenti.
Nel solo 2016 55.000 adolescenti (10-19 anni) sono morti per cause legate all’AIDS, 91% dei quali in paesi dell'Africa Subsahariana.
I dati rivelano inoltre una disparità di genere preoccupante: per ogni 5 adolescenti maschi che contraggono l’HIV, sono 7 le coetanee che vengono contagiate.
«Continuare con progressi così lenti significa giocare con la vita dei bambini e condannare le generazioni future a una vita con l’HIV o l’AIDS, che si sarebbe potuta prevenire» ribadisce il dottor Luo. «Dobbiamo agire urgentemente per consolidare i risultati raggiunti nei decenni passati».
L’UNICEF propone una strategia per ridurre il divario nella risposta all’HIV:
- Investire e utilizzare innovazioni emergenti come i test per l’autodiagnosi dell’HIV, le profilassi pre-esposizione e i nuovi farmaci pediatrici;
- Aumentare la risposta per i bambini ampliando i programmi di cura e investire in nuove tecnologie per la diagnosi nei luoghi di cura;
- Rafforzare la capacità dei governi di raccolta di dati per il controllo e la cura, che siano completi e disaggregati, soprattutto sugli adolescenti, per aiutare a fornire informazioni per la programmazione;
- Rendere prioritari gli interventi per le ragazze adolescenti in Africa subsahariana.
- Secondo l’UNICEF, la diffusione dell’AIDS deve rimanere una preoccupazione globale per la salute pubblica. Bisogna adottare soluzioni innovative per accelerare i progressi nella prevenzione dell’HIV fra i bambini e per assicurare a coloro che convivono con l’HIV le cure di cui hanno bisogno.