In Italia è casa popolare, sociale in Germania.

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A guardar bene la questione della casa è davvero culturale, perchè con essa si misura il grado di civiltà di una nazione anche sul come dorme il suo cittadino.

Non è una differenza soltanto di aggettivi. Beninteso, un'analisi comparativa degli strumenti usati nei vari Paesi UE sul tema casa è difficile perché in Europa le politiche di welfare (abitative, lavorative, sostegno al reddito, inclusione sociale), sono interconnesse. E poi perché ogni Stato, anzi ogni territorio, ha il suo approccio al tema. Vale la pena di dare uno sguardo alle politiche europee sulla casa, soprattutto a quella riservata ad alcune categorie disagiate. Per meglio capire, può essere utile un confronto con i tedeschi per vedere come essi affrontano e risolvono il problema.(Un esempio di casa sociale a Berlino nella foto sopra di Simone Hutsch).

case popolariIn Germania l'accesso all'edilizia pubblica dipende da soglie di reddito che variano in ogni città: a Berlino la soglia è di 16.500 euro per una famiglia con un componente, 25,200 euro per due, con un incremento di 5.740 euro per ogni componente aggiuntivo. Invece in Italia bisogna avere un reddito inferiore a circa 20.000 euro e, questa la prima differenza con il sistema tedesco, esiste un limite per perdere il diritto che è fissato intorno ai 30.000 euro.

Mentre in Italia i canoni degli alloggi popolari ( nella foto una nella periferia di Roma) sono determinati in base a scaglioni di reddito, in Germania, grazie ad una poderosa rete di sussidi integrativi (di disoccupazione, al reddito, all'affitto e, in alcuni casi, al pagamento del canone di locazione), hanno un costo fisso al metro quadro di 5 euro, cioè il minimo stimato per poter garantire la copertura delle spese gestionali, il personale amministrativo e la manutenzione.

Ma, a differenza dell'Italia, in Germania esiste un robusto sistema di verifica fiscale. A Roma per esempio, i fondi destinati al sussidio all'affitto (L 431/95) non hanno mai coperto tutto il fabbisogno. Il tempo medio per ottenere un sussidio in Germania è di una settimana, a Roma di tre mesi, intervallo in cui i nuclei in difficoltà possono accumulare morosità importanti.

Il sistema dei sussidi, sebbene appaia contorto in quanto lo Stato prima eroga i fondi alle famiglie e poi li richiede per l'affitto dell'alloggio, ha il vantaggio di non scaricare i costi sociali ed economia sugli enti gestori di edilizia residenziale pubblica (ERP). A Roma il deficit manutentivo del solo patrimonio comunale è stimato in 260 milioni di euro e questo dipende soprattutto dai bassi canoni di locazione che non permettono investimenti.

Agli enti tedeschi invece è garantito il minimo gestionale per ottemperare al fabbisogno manutentivo degli immobili. Questo ha consentito l'ingresso nel mercato degli alloggi pubblici anche a operatori privati che costruiscono e gestiscono alloggi con convenzioni ventennali, ovvero il tempo stimato affinché un nucleo disagiato possa risollevarsi dopo di che il vincolo si esaurisce e i proprietari privati rientrano nella disponibilità degli alloggi.

In Italia il sistema dell’edilizia residenziale pubblica è sostenuto con fondi pubblici (edilizia sovvenzionata) per la costruzione di alloggi popolari poi assegnati con un bando, ma con lo scioglimento della Gescal non c'è più certezza ne continuità dei fondi, quindi le realizzazioni sono quasi inesistenti.

Gli enti tedeschi, forti di bilanci in attivo, sono molto competitivi e, tra le nuove realizzazioni, una parte degli alloggi sono destinati sia al mercato privato della vendita per rifinanziare l'investimento iniziale, sia all'edilizia pubblica. Questa modalità consente di realizzare senza gravare sulla collettività garantendo il giusto mix sociale per evitare fenomeni di ghettizzazione.

Il sistema italiano invece prevede lo stanziamento di fondi pubblici per la costruzione di soli alloggi popolari locati esclusivamente agli assegnatari di bando, quindi a redditi omogenei tendenti al basso. Oltre al rischio ghetto, in Italia i fondi non sono in grado di rigenerarsi e il patrimonio si depaupera per scarsità di manutenzione. 

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