Più di un dubbio sul fallimento dell'intelligence israeliana

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Il Mossad, una delle agenzie di intelligence più potenti del pianeta non soltanto non ha segnalato l'attacco di Hamas (per ordini ricevuti dall'Alto), ma probabilmente lo ha facilitato, (come mai i valichi di frontiera erano aperti? Una distrazione nel sistema di difesa israeliano?). Non pare proprio sapendo dell'efficienza del Mossad dimostrata in ogni sua azione). Una ragione c'è.  «Stiamo combattendo animali umani», ha risposto il ministro della Difesa israeliano.

Gasa1Un dubbio nasce spontaneo: sabato 7 ottobre Hamas lancia l'Operation Al-Aqsa Storm e in quella stessa giornata Netanyahu risponde, con inaspettata tempestività: «Siamo in guerra», e  aggiunge con convinzione davanti alle telecamere di tutto il mondo, «Il nemico pagherà un prezzo che non ha mai conosciuto». Da qui il sospetto: Netanyahu e il suo massiccio apparato militare e di intelligence (Mossad) erano a conoscenza dell'“Operation Al-Aqsa Storm” ? E’ stato per loro un vero e proprio «attacco a sorpresa», come vanno ripetendo? Suona strano che, il Mossad, una delle agenzie di intelligence più potenti del pianeta, se non la più potente possa avere fallito. Philip Giraldi direttore del Council for the National Interest, un istituto statunitense, che si occupa di Medio Oriente, non ha dubbi:

«Come ex ufficiale dell’intelligence, non riesco a credere che Israele con centinaia di informatori all’interno di Gaza e altrettanti dispositivi di ascolto elettronici lungo tutto il muro di confine, non abbia ricevuto segnalazioni su movimenti di gruppi e di veicoli.».

A conferma che l’attacco di Hamas fosse incoraggiato, ci sarebbe quel discorso d’insediamento che, Benjamin Netanyahu pronunciò il - 29 dicembre dell’anno scorso - presentando il suo sesto governo alla Knesset, il parlamento di Israele. Egli illustrò con spietata chiarezza il suo programma:

«Il popolo ebraico ha un diritto esclusivo e indiscutibile su tutte le aree della Terra d'Israele. Il governo promuoverà e svilupperà insediamenti in tutte le parti della Terra d'Israele: Galilea, Negev, Golan, Giudea e Samaria.».

Introltre, peer dimostrarsi determinato aveva rilanciato l’ Operazione Rompere l'Onda - Break the Wave – un soffio di poesia nell’intestazione del piano, che svia l’attenzione da una realtà brutale. Non a caso nel 2023, ricorre il 75mo anno della Nakba, (letteralmente) della Catastrofe, che ricorda l 'esodo della popolazione araba palestinese nel 1947-1948, al termine del Mandato Britannico, e durante la guerra arabo-israeliana, dopo la fondazione dello Stato di Israele più di 700 mila arabi palestinesi (musulmani e cristiani) furono espulsi dalle città e dai villaggi, e, successivamente, si videro rifiutare ogni loro diritto al ritorno nelle proprie terre. Da allora, i palestinesi hanno resistito al di là di ogni previsione, nonostante la violenta repressione di Israele, giustificata dei paesi occidentali, con gli Stati Uniti in testa.

Decine di comunità di pastori palestinesi sono sparse in tutta la Cisgiordania. Poiché Israele classifica queste comunità come non riconosciute, non consente loro di collegarsi alle reti idriche ed elettriche o al sistema stradale. Israele considera inoltre “illegali” tutti gli edifici costruiti in queste comunità (case, edifici pubblici e strutture agricole) ed emette ordini di demolizione nei loro confronti, che in alcuni casi esegue. Alcuni edifici sono stati demoliti e ricostruiti più volte.

Negli ultimi anni i coloni hanno costruito con l’aiuto dello Stato decine di avamposti e piccole fattorie vicino a queste comunità e da allora la violenza contro i palestinesi che, vivono nell’area è aumentata, con un’impennata particolare sotto l’attuale governo. Durante questi attacchi violenti, diventati una terrificante routine quotidiana, i coloni strappano ai pastori e agli agricoltori palestinesi i loro pascoli e occupano i campi, aggrediscono fisicamente gli abitanti delle comunità, entrano nelle loro case nel cuore della notte, danno fuoco alle proprietà palestinesi, spaventano il bestiame, distruggono i raccolti, compiono dei furti e bloccano le strade.

La violenza israeliana contro i palestinesi non è nuova, ma si è intensificata rapidamente. Da gennaio a maggio di quest'anno, le Nazioni Unite  hanno calcolato  che i militari israeliani hanno ucciso 143 palestinesi (112 in Cisgiordania e 31 a Gaza), più del doppio del numero di palestinesi uccisi nello stesso periodo dell'anno scorso. Nel 2022, 181 palestinesi sono stati uccisi in totale (151 in Cisgiordania e 30 a Gaza). 

Questi insediamenti dei coloni, che Netanyahu esalta, sono illegali secondo il diritto internazionale. Non più tardi del 2016, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha votato la  risoluzione 2334 , che:  

«Condanna tutte le misure volte ad alterare la composizione demografica, il carattere e lo status del territorio palestinese occupato dal 1967, compresa Gerusalemme Est, compresa, tra l'altro, la costruzione e l'espansione degli insediamenti, il trasferimento di coloni israeliani, la confisca  di terra , demolizione di case e sfollamento di civili palestinesi.».

Secondo Michel Chossudovsky, presidente e direttore del Centre for Research on Globalization (CRG), con sede a Montreal, l'obiettivo dichiarato di Netanyahu, non si basa più sull’apartheid della quale la striscia di Gaza è l’esempio più vistoso, sicuramente l’area geografica più sorvegliata della Terra. E’ una inumana prigione a cielo aperto dove sono rinchiusi 2 milioni e 400 mila palestinesi nella quale , la luce elettrica, l'acqua, il flusso delle merci, i carburanti, i medicinali e molto altro ancora, sono monitorati dallo Stato israeliano, che tutto può. Infatti, in questi giorni di assedio gli abitanti di Gaza sono stati privati di ogni sussistenza, poiché in questa nuova fase di scontro - spiega Chossudovsky - Israele vuole appropriarsi totalmente delle terre, assieme all’esodo totale della popolazione palestinese dalla propria Patria.

Philip Giraldi non ricorre alle sfumature quando dichiara che:

«Sono tra pochissimi, forse l’unico che, sia riuscito a leggere un rapporto stilato da Netanyahu o da qualcun’ altro del suo Gabinetto, nel quale si fa cenno a uno «studio sulla sicurezza in via di completamento». Sicché sono propenso a credere che, benché sapessero delle intenzioni di Hamas, li hanno lasciati fare in modo da poter giustificare i bombardamenti su Gaza, con l’intenzione non ultima – poi dichiarata – di cancellarla dalla faccia della terra con l’approvazione del mondo occidentale. Anche l’accusa all’Iran di avere supportato con armi e mezzi Hamas rientra nella strategia del consolidamento del consenso internazionale, e nel contempo di assicurarsi l’impegno degli Stati Uniti di coprire le spalle di Israele, ogniqualvolta lo si ritenesse ineludibile.».

Se così stanno le cose, è la riconferma che il Mossad non soltanto non è intervenuto (per ordini ricevuti dall'Alto), ma probabilmente ha facilitato l’attacco ad Hamas, (come mai i valichi di frontiera erano aperti? Una distrazione del sistema di difesa israeliano? Non pare proprio sapendo dell'efficienza del Mossad dimostrata in ogni sua azione). Comunque sia, migliaia sono gli israeliani e i palestinesi morti, che si aggiungono a quelli della guerra in Ucraina e nel Nagorno-Karabakh. A chi giova? Ai poteri forti.


maddaloniVincenzo Maddaloni,  come inviato speciale è stato testimone in molti luoghi che hanno fatto la storia del XX secolo. E’ stato corrispondente a Varsavia negli anni di Lech Wałęsa (leader di Solidarność) ed a Mosca durante l'èra di Michail Gorbačëv. Ha diretto il settimanale Il Borghese allontanandolo radicalmente dalle storiche posizioni di destra. Infatti, poco dopo è stato rimosso dalla direzione dello storico settimanale fondato da Leo Longanesi. È stato con Giulietto Chiesa tra i membri fondatori del World Political Forum presieduto da Michail Gorbačëv. È il direttore responsabile di Berlin89, rivista del Centro Studi Berlin89.

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