I tedeschi sono pessimi investitori

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Tra i paesi del G7, i tedeschi sono quelli che guadagnano meno con gli investimenti internazionali. Tra il 1975 e il 2017 la rendita annua media degli investimenti esteri tedeschi è stata del 4,9 per cento, mentre quella degli Stati Uniti del 10,6 per cento, e dell’Italia il 7,9.

merkelNel suo best seller La grande scommessa, Michael Lewis racconta di Greg Lippmann, un investitore della Deutsche Bank di New York che, subito dopo lo scoppio della crisi finanziaria, comincia a scommettere sul crollo del mercato immobiliare statunitense. Quando i colleghi gli chiedono chi, a fronte di enormi rischi di perdite, avrebbe ancora investito negli immobili statunitensi, lui risponde lapidario: “Düsseldorf”.

La città sul Reno è la sede della banca tedesca Ikb, una delle prime vittime della crisi. L’istituto di credito si è rovinato con speculazioni sbagliate ed è stato salvato con soldi pubblici, come altre banche tedesche. Da allora a Wall street si parla di stupid german money, stupido denaro tedesco. Sono tutti casi isolati o i tedeschi sono davvero delle schiappe con gli investimenti? Ora per la prima volta una squadra di ricercatori ha analizzato la questione, arrivando alla conclusione che non si tratta di casi isolati.

Tra i paesi del G7, i tedeschi sono quelli che guadagnano meno con gli investimenti internazionali. Tra il 1975 e il 2017 la rendita annua media degli investimenti esteri tedeschi è stata del 4,9 per cento, mentre quella degli Stati Uniti del 10,6 per cento. Il Regno Unito ha raggiunto il 10,2 per cento, il Canada il 9,2, l’Italia il 7,9 e la Francia il 7,3. “Giochiamo in serie C”, dice Moritz Schularick, professore di economia dell’università di Bonn e uno degli autori dello studio.

Questa scoperta è particolarmente significativa per il dibattito politico-economico tedesco. La Germania ha un avanzo commerciale che viene investito all’estero. A monte c’è un progetto preciso: quando la popolazione tedesca invecchierà, questi risparmi all’estero permetteranno di colmare le carenze del sistema pensionistico pubblico.

Ma il piano funziona solo se il denaro è investito bene, proprio l’aspetto su cui lo studio di Schularick solleva dei dubbi. Lo studioso di Bonn e i suoi colleghi Christoph Trebesch, dell’istituto di Kiel per l’economia mondiale, e Franziska Hünnekes dell’università di Monaco, hanno lavorato per due anni. Secondo loro, negli ultimi dieci anni banche, imprese e privati tedeschi hanno investito all’estero 2.700 miliardi di euro (il patrimonio estero della Germania è di novemila miliardi di euro, quasi il triplo del pil) soprattutto in crediti, azioni e quote societarie.

Dato che le cifre sono così grandi, gli investimenti sbagliati hanno conseguenze enormi. Gli autori fanno un esempio: se negli ultimi dieci anni i tedeschi avessero ricavato dagli investimenti all’estero quanto hanno ricavato i canadesi, oggi la Germania sarebbe più ricca di 3.100 miliardi di euro, circa 38mila euro ad abitante.

Popolazione giovane

Le ragioni di questa sconfitta sono trattate dallo studio solo marginalmente. Schularick sostiene che alle banche tedesche manchi proprio l’esperienza per agire efficacemente sui mercati internazionali. La Norvegia, per esempio, si affida a un fondo sovrano gestito da professionisti, a quanto pare con ottimi risultati: la sua rendita annua è dell’8,3 per cento. Ma c’è ancora qualcosa che non torna: per riutilizzare in futuro i soldi portati all’estero, bisognerebbe investire in paesi con una popolazione giovane. Se la Germania invecchia, quei paesi dovrebbero invece ancora creare il benessere di cui i tedeschi potranno approfittare in futuro. In realtà meno del 10 per cento del patrimonio estero tedesco è investito nelle economie più dinamiche di Asia e Africa. Il 70 per cento è depositato in altri paesi europei dove la popolazione invecchia come in Germania. Quindi gli investimenti all’estero “contribuiscono poco a fornire un’assicurazione sui rischi demografici”, si legge nello studio.

Che fare? Secondo Schularick il dato più importante che emerge dalla ricerca è che finora, dal punto di vista finanziario, il surplus delle esportazioni tedesche non è stato sfruttato adeguatamente. Lo studioso propone di fondare, sull’esempio della Norvegia, un fondo sovrano tedesco che investa soprattutto in Germania: nel settore degli immobili, nell’istruzione, nella lotta al cambiamento climatico. Un altro dato che emerge dallo studio, infatti, è che i tedeschi sono chiaramente più bravi a spendere soldi nel proprio paese: la rendita dei capitali investiti in casa supera in media di tre punti percentuali quella dei capitali investiti all'estero.

Mark Schieritz 

Fonte: Die Zeit 

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