Rinasce Solidarnosc. È laica e al femminile
Il significato vero della rivolta in Polonia contro l'entrata in vigore della legge più restrittiva sull'aborto d'Europa.
La sentenza della Corte Costituzionale polacca, che vieta l’aborto anche in caso di malformazione del feto, ha spinto in piazza per tre notti consecutive, migliaia di persone che hanno manifestato a Varsavia e in altre città della Polonia in uno sventolio di bandiere con il fulmine rosso simbolo di Strajk Kobiet (letteralmente “Sciopero delle donne”), uno dei più importanti movimenti femministi polacchi, principale organizzatore delle proteste.
Pertanto, il rischio concreto per le donne è un ritorno alla clandestinità, alla mammana che metterebbe seriamente a repentaglio la loro vita e la loro salute, se non sono assistite nei tempi e nei modi previsti in queste circostanze. Naturalmente la minaccia più nefasta incombe sulle donne che meno possono, che non hanno il denaro sufficiente per espatriare dove il loro problema sarebbe risolto. Sono le donne del proletariato come si diceva un tempo. Possibile che nessuno abbia trovato il tempo di pensarci?
È vero che l’Unione europea tramite il suo parlamento ha criticato la legge polacca sull'aborto definendola una violazione delle fondamentali garanzie di libertà. Ma non si è spinta oltre. Sicché la tre giorni di Strajk Kobiet di “Sciopero delle donne” è stata l’unica occasione che ha consentito alle donne polacche di prendere la parola in prima persona e in massa contro la sentenza coercitiva, che legalizza la loro sudditanza e il loro sfruttamento.
Infatti, non è difficile immaginare il malessere delle genti dell’Europa ‘allargata’, quelle che fino all’altro ieri, dietro la cortina di ferro, ambivano al benessere occidentale sperando nella fine del comunismo sovietico e che ora si ritrovano prigioniere della povertà, turbate dal crollo delle usanze tradizionali, furenti per le promesse non mantenute dall’Occidente, spesso disperate, spesso costrette a lasciare il proprio Paese o “peggio ancora” a fare emigrare i propri figli perché si ritrovano in casa la disoccupazione che prima non conoscevano. Le storie di queste genti rimangono circoscritte nei propri confini, non diventano un' articolazione di un movimento transnazionale che non c'è. Basti pensare - per rimanere nell' argomento - alle donne di Polonia e di Ungheria, che pur condividendo la medesima sorte, non riescono ad interagire.
Beninteso, ogni 8 marzo ci sono grandi mobilitazioni di massa, con centinaia di migliaia di manifestanti nel Nord e nel Sud America, in Polonia e in Sud Corea, in Irlanda e in Italia e in altri paesi ancora. Esse manifestano in nome di un “femminismo al 99 per cento” che punta il dito sulle difficoltà delle lavoratrici del mercato formale, delle donne che lavorano nella sfera della riproduzione sociale e della cura della famiglia, delle donne disoccupate, delle donne precarie.
Così manifestando l’8 marzo, da giorno istituzionale dei rametti di mimosa avvolti nel cellophane, dei rituali inchini alle ‘regine di un solo giorno’, è ricondotto al suo autentico significato storico: giornata di lotta, di sciopero, di protesta delle donne contro tutti i meccanismi, i contesti, i poteri che pesano sul loro lavoro domestico ed extra-domestico e sulla vita della grandissima maggioranza di loro. Ma poi tutto finisce lì, non c'è un seguito.
Riuscirà la nuova Solidarnosc al femminile pur avendo contro i preti a uscirne vittoriosa come accadde alla Solidarnosc di quarant'anni fa? Difficile da dirsi perchè il governo di destra e la Chiesa soprattutto auspicandone la sconfitta fanno leva sulla caratteristica fondante delle rivolte del XXI secolo che è la loro particolarizzazione, sicuramente incoraggiata e pilotata dal mainstream transnazionale. L'intento è di indicare ogni rivolta come un episodio di relativa importanza, sul quale è meglio non soffermarsi, poichè c'è il rischio di un contagio che potrebbe sconvolgere lo status quo dell'intera Europa. Pertanto – nel caso polacco - sulla protesta delle donne la conclusione è, "meglio considerarla un problema marginale". Sicchè in Italia - è un esempio - poco se ne parla, o non se ne parla affatto (Tv di Stato). Balza così evidente, che sul versante degli Stati nazionali la coralità funziona, il parlamento europeo lo comprova.
Donne di Solidarnosc, non demordete.