La Biennale mette in mostra un mondo di ingiustizia e di rabbia

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Dito puntato sui tempi attuali, afflitti da un eccesso di semplificazione, in cui l’incertezza fa da padrona e il divario tra fortunati e sfortunati è sempre più ampio. Con un invito «May you live in interesting time», «Che tu possa vivere in tempi interessanti!» come recita una maledizione cinese mai esistita che diventa il titolo della 58/a Esposizione Internazionale d’arte di Venezia.

biennale880Due anni prima di pubblicare il lungimirante (1864) “Memorie dal Sottosuolo” Dostoevskij, durante il suo viaggio in Europa occidentale, aveva osservato una società dominata da una guerra di tutti contro tutti, dove la maggior parte era condannata a perdere. Una considerazione che, cambiando qualche dettaglio, è quanto mai attuale. Infatti, oggigiorno pare che molti intellettuali occidentali siano a loro agio nel sentirsi sconfitti, impotenti; che si godano la mancanza di speranza e la depressione. Essi descrivono costantemente le colpe e i crimini dei potenti, ma non sono disposti ad affrontarli con proposte persuasive.  

Pertanto il fatto che la Biennale d'arte di Venezia abbia innalzato a protagonista il il peschereccio libico che il 18 aprile 2015 affondò nel Canale di Sicilia, con settecento persone a bordo, è una forte segnale di coraggio. Il barcone simbolo del fenomeno delle migrazioni "Parlerà alle nostre coscienze", ha spiegato il curatore della rassegna, Ralph Rugoff. E' un invito che va raccolto, condiviso.  

L'urgenza a reagire alle ingiustizie è stata brillantemente visualizzata un anno fa dall'infaticabile Naomi Klein, che stilò un elenco delle priorità, “In tutti i nostri paesi, dobbiamo fare in modo di sottolineare il legame tra ingiustizia economica, razziale e di genere. Ci spetta capire, e spiegare, come i sistemi di potere che mettono un gruppo in posizione dominante rispetto agli altri – sulla base del colore della pelle, della religione, dell’orientamento sessuale e di genere – servano sempre gli interessi del potere e del denaro. “.  

Del resto già nel 1950, nella sua prefazione a Le origini del totalitarismo, Hannah Arendt, ci ricordò che siamo condannati al ripetersi della storia che comincia sempre con, “un numero di senzatetto senza precedenti; uno sradicamente sociale di una profondità mai vista prima”.  

BIENNALE666Naturalmente , come Carl Schorske segnala nel suo spettacolare Fin-de-siècle: Politica e cultura, sono gli studiosi americani per primi che hanno reciso il “cordone della coscienza” che collega il passato al presente, e così in un attimo sono scomparsi secoli di saccheggi, di violenze durante i quali milioni di africani sono stati abbattuti come animali e trasformati in schiavi. Sono stati inoltre perpetrati innumerevoli genocidi, da quelli in cui morirono dieci milioni di persone durante il regno del re del Belgio Leopoldo II, all’olocausto tedesco contro il popolo nativo namibico o all’attuale foga assassina per assicurare la fornitura di coltan e uranio nella Repubblica Democratica del Congo. Senza tralasciare la Somalia destabilizzata, e le decine di paesi che affogano nel sangue con le migliaia di persone che ne fuggono.  

bIENNALE3Morale, è consentita solo una (e una soltanto) versione dei fatti poiché gli occidentali - dotati di ragione - hanno costruito il mondo moderno a loro spetta il diritto di giudicare qual è il giusto e l'ingiusto. Punto. Benché la distinzione sia pura propaganda inventata a Washington e supportata dai centri coloniali quali Londra, Parigi o Berlino, essa è di fatto digerita e condivisa, persino diffusa da molti della sinistra occidentale. Insomma, tutti allineati e coperti come usa dire.  

Sicché questa (58/A) Biennale di Venezia rappresenta davvero una prova di coraggio che non si limita all'esposizione della 'Barca Nostra', ma si concentra sul “lavoro” di artisti che "stimolano ad osservare la realtà che ci circonda da più punti di vista.”, come assicura Ralph Rugoff che ha curato la rassegna.  

Il segnale è forte, ma lo scontro di civiltà rende moltissimo alle lobby delle armi. Ne è un esempio la guerra che si è scatenata contro il Global Compact for Migration, il documento dell’Onu che stabilisce alcune linee guida nella gestione dell’immigrazione e dell’accoglienza dei richiedenti asilo sulla base delle ultime indicazioni di studiosi, operatori e funzionari. Non è vincolante, perché contiene più un approccio comprensivo che una serie di proposte concrete. Comunque resta un tentativo per realizzare un'armonia sociale. Gli Stati Uniti hanno detto subito di "no".  

Non se ne farà nulla benché 157 paesi l'abbiano approvato? Dostoevskij aveva già previsto tutto quando dice che "ogni cosa viene giustificata”. Ingiustizie incluse. Non disperiamo. 

 

 

 

 

 

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Vincenzo Maddaloni
Vincenzo Maddaloni ha fondato e presiede il Centro Studi Berlin89, l'associazione nata nel 2018, che si propone di ripercorrere analizzandoli i grandi fatti del mondo prima e dopo la caduta del Muro di Berlino. Professionista dal 1961 (per un decennio e passa il più giovane giornalista italiano), come inviato speciale è stato testimone in molti luoghi che hanno fatto la storia del XX secolo. E’ stato corrispondente a Varsavia negli anni di Lech Wałęsa (leader di Solidarność) ed a Mosca durante l'èra di Michail Gorbačëv. Ha diretto il settimanale Il Borghese allontanandolo radicalmente dalle storiche posizioni di destra. Infatti, poco dopo è stato rimosso dalla direzione dello storico settimanale fondato da Leo Longanesi. È stato con Giulietto Chiesa tra i membri fondatori del World Political Forum presieduto da Michail Gorbačëv. È il direttore responsabile di Berlin89, rivista del Centro Studi Berlin89.
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