È tornata l'epoca della caccia agli untori
Cosa significa in Italia poter vivere e poter morire liberamente al giorno d‘oggi? Come mai coloro che si battono per il diritto all’eutanasia non difendono il diritto a rifiutare il vaccino? Non stiamo parlando della libera disposizione dello stesso corpo? L'analogia è oltremodo potente: per l'eutanasia stiamo ancora lottando per il diritto di poter staccare i corpi dal respiratore, durante la pandemia lottiamo per poterceli attaccare. Abbiamo sempre - ieri come oggi - lottato per la vita, ma non ci siamo trovati d'accordo su cosa "vita" voglia dire.
Sono un libertario: le incrostazioni morali e valoriali fuori dalla sfera personale mi disgustano dal profondo. Legalizzerei immediatamente tutto quello che non può nuocere ad altre persone. 15 anni fa ero chiaramente per la libertà di morire, per Pergiorgio Welby, per Eluana Englaro, per chiunque lo desiderasse. Ora potrei semplicemente liquidare o per meglio dire “blastare” come marmaglia ignorante tutti coloro che si oppongono al green pass e al vaccino: sarebbe purtroppo una soluzione comoda quando intellettualmente disonesta.
Animazione: Jukuki - Scritto da Francesco M. De Collibus
Perché Piergiorgio Welby ha il diritto di rifiutare le cure e un No-vax che dica “ tu vaccinati, io non mi voglio vaccinare” non ha quello stesso diritto? Non sta anche lui rifiutando una cura, seppur preventiva, come il vaccino? Non sta decidendo anche lui del suo corpo come le persone per i cui diritti io nel mio piccolo non ho esitato a battermi?
L’analogia è inquietante. La prima obiezione che mi viene in mente è che né Welby né Eluana Englaro erano “contagiosi”. I corpi in ballo erano solo i loro e le loro malattie mettevano in pericolo solo le loro vite (ok, Eluana forse era un caso diverso). Però quello che temevano le destre e il Vaticano all’epoca non era il caso individuale. Persone nelle condizioni di Welby vengono sovente “accontentate” in modo spontaneo e discreto nelle corsie d’ospedale. Ma il senso era proprio farne un caso pubblico, permettere anche ad altre persone, alla chiara luce del giorno di usufruire di un diritto. Per la Chiesa Welby è contagioso dal punto di vista morale esattamente quanto il Covid lo è dal punto di vista epidemiologico. Questo è stato sempre il senso delle battaglie reazionarie contro i diritti civili e personali: il proliferare di una epidemia, di un contagio. La fantomatica "teoria" del gender viene paragonata a un agente patogeno, capace di minare le certezze sessuali di adolescenti sempre troppo vulnerabili. Dare il diritto di morire dignitosamente a dei malati terminali bloccati nei loro letti da anni darebbe origine a una epidemia di morte, la gente userebbe l'eutanasia per noia, o per non andare al lavoro il lunedì mattina.
Fanfani nel referendum contro il Divorzio raccontava ai siciliani che le loro mogli sarebbero diventate tutte lesbiche, pronte a scappar via dal “masculo” con la prima “ragazzina”. Rimosso il freno, chissà cosa potrebbe succedere, è così da sempre, in fondo questa è l'essenza stessa della reazione.
In realtà per i vaccini parliamo di una tragedia del comune. Il vantaggio della collettività rischia di non conciliarsi con quello del singolo che non si vaccina. Una libertà di uno rischia di andare a detrimento di tutta la società. Un numero eccessivo di ospedalizzazioni di gente non vaccinata per libera scelta rischia di riportarci tutti quanti al bagno di sangue emotivo, economico e sociale dei lockdown. Pare acclarato che le persone che si sono vaccinate anche qualora si infettino (con percentuali molto basse) finiscano anche molto, molto meno in terapia intensiva. Però anche nel frame culturale dei nemici delle libertà individuali (sessuali, bioetiche) valeva una forma forse paradossale ma ai loro occhi non meno pericolosa di questa tragedia del comune. Chi “approfitta” troppo delle sue libertà, andando a letto o addirittura sposando chi vuole, fumando ciò che vuole, trapassando quando vuole, mina in una certa misura il contratto sociale, indebolisce la fabbrica stessa della società, il tessuto di norme e convenzioni che ci mantiene tutti quanti uniti. Mi si dirà questa è solo una opinione, reazionaria e retrograda, dall’altra parte invece c’è la Scienza.
Tuttavia per onore di cronaca bisogna dire una cosa dolorosa: che il rapido proliferare delle varianti non può rendere nemmeno certo a lungo termine questo genere di efficacia. Le nuovi variante Lambda o gamma o eta o theta e vie andare fino a esaurire l’ampio alfabeto greco possono sempre sorprenderci in negativo.
Io mi sono vaccinato il primo giorno in cui è stato possibile per la mia fascia d’età, ascolto e seguo con fiducia l’opinione delle autorità sanitarie e degli organi competenti. Ho con la statistica e i modelli abbastanza confidenza da rendermi conto delle loro implicazioni, come anche a volte dei loro limiti (variabili nascoste, parametri stimati incorrettamente etc). Potrei dire che seguo con convinzione la Scienza, se non fosse che mi spaventa scriverla così, con la maiuscola come un monolite che scende dall’alto accompagnato dal ritmo di tamburo dei blast di Burioni, e non come un processo empirico continuamente rinegoziato alla luce dei nuovi fatti che vengono scoperti.
Penso che l’eccezionalità della situazione non ci assolva dall’obbligo di pensare, anzi ci obblighi a pensare il doppio, il quadruplo. Tempi eccezionali richiedono sforzi eccezionali, soprattutto intellettuali. Il fatto che nel campo avverso ci siano anche terrapiattisti e autentici sciroccati non può risparmiarci la fatica di valutare e comprendere anziché respingere in blocco qualsiasi obiezione, anche sensata, fatta in nome della libertà. Dall’altra parte non può nemmeno valere la reductio ad nazium per qualsiasi restrizione della libertà personale.
I paragoni tra le certificazioni vaccinali e le stelle di Davide durante l’Olocausto sono un autentico sputo in faccia all’enormità di quella tragedia. La mia sensazione è che - a dispetto della vulgata - la pressione sui vaccini non sia fatta per prorogare lo stato d’eccezione, ma anzi proprio per abrogarlo definitivamente. Le democrazie liberali si sono reso conto che lo stato d’eccezione ha costi economici, sociali e politici enormi: Le torsioni che introduce sul corpo sociale sono troppo violente per giustificare la candela dell'accresciuto potere di autorità governative sempre piuttosto anemiche e malcerte, soprattutto nel nostro paese. Il vaccino e il green pass sono semmai l’ultima carta per dire a settembre di fronte a una nuova variante: beh, noi abbiamo fatto tutto quello che potevamo, ora no, non chiuderemo nulla e soprattutto non rilasceremo indennizzi di sorta.
Invito però ad abbandonare subito l’antico sport nazionale della caccia agli untori: prima erano i runner, poi quelli che abbandonavano Milano agli albori della pandemia, poi quelli che hanno festeggiato la vittoria agli europei ora quelli che non si vogliono assolutamente vaccinare. Come molti fenomeni complessi il contagio non ha colpevoli diretti, ma ordini di concause molto complesse, controintuitive e ramificate. Piuttosto propongo a tutti un minimo esercizio di empatia verso le sensibilità se non verso gli argomenti (a volte francamente irricevibili) degli altri. Scavare una breccia nelle certezze fin troppo manichee in questa epoca di violenti muro contro muro ci sarebbe utile non solo come società, ma anche come persone.
Francesco Maria De Collibus (Pescara, 1979) si è laureato in Filosofia prima e poi in Informatica a Milano. Da qualche anno vive e lavora in Svizzera, dove svolge anche un Dottorato su Blockchain e Sistemi Complessi presso l’Università di Zurigo. Tra le altre cose ha pubblicato i saggi di cultura digitale “Blitzkrieg Tweet” (Agenzia X, 2012) e - assieme a Raffaele Mauro - “Hacking Finance - la rivoluzione del Bitcoin e della Blockchain” (Agenzia X, 2016).