Victor Grossman traccia uno scenario mondiale rabbrividente dal suo osservatorio tedesco. La sua opinione può non coincidere con la nostra, tuttavia ne merita la lettura se non altro perché è infarcita di documentazione che può piacere oppure no,
ma è aggiornata e dà una versione dei fatti molto diversa da quella del maistream. Così a trent'anni dalla caduta del Muro ci troviamo sempre tra due versioni dei fatti, come accadeva quando il mondo era diviso in due blocchi, con la verità che quasi mai sta nel mezzo.
Da bambino prima delle elementari mi piacevano storie riguardo al dottor Doolittle che sapeva parlare con gli animali e specialmente con il suo pushmi-pullyu, un “incrocio tra una gazzella e un unicorno” con due teste, ciascuna alle due estremità, che tiravano in direzioni opposte. E questo assomiglia all’attuale politica tedesca.
Si prenda la rete autostradale [Autobahn] a più corsie. Su gran parte di essa non c’è limite di velocità. Quelli con le Porsche, le Mercedes o le loro rivali italiane possono, volendo, andare in giro a 200 all’ora o più. Gli ecologisti oggi chiedono un limite, forse di 110 o 130 chilometri l’ora. Masse di indignati demoni della velocità, anche con Opel più lente, urlano rabbiose: “Vogliono limitare la nostra libertà!” Non è difficile immaginare chi sta tirando questo unicorno.
Temi molto più vasti sono influenzati dalla situazione tiramolla che coinvolge il Nord Stream 2, una secondo gasdotto russo che si estende per 1.200 chilometri attraverso il Mar Baltico fino alla Germania nord-orientale. E’ per abbracciare la fornitura di energia mentre l’energia rinnovabile elimina lo sporco carbone di lignite. Ma qui l’ecologia conta poco; quelle che contano sono le relazioni tra Russia e Stati Uniti.
L’ambasciatore statunitense in Germania, Richard Grenell, ha inviato lettere minacciose a imprese tedesche, minacciando: “Sottolineiamo che imprese coinvolte in esportazioni russe di energie stanno prendendo parte a qualcosa che potrebbe determinare un considerevole rischio di sanzioni”.
C’è stata una rumorosa protesta contro questa violazione di ogni etichetta e convenzione diplomatica. Un portavoce della politica estera dei cristiano-democratici della Merkel ha affermato che “il rivolgersi dell’ambasciatore statunitense a imprese tedesche con minacce dirette è un nuovo e inaccettabile irrigidimento del tono nelle relazioni transatlantiche. Se il presidente degli Stati Uniti pensa di dover mostrare pubblicamente di fare il duro con la Russia a causa di molti punti di domanda riguardanti la sua relazione con Mosca, non dovrebbe in tal modo compromettere le relazioni con il suo alleato più importante”.
L’ambasciata statunitense, cercando di placare le acque, ha detto che le lettere erano semplicemente un chiaro messaggio che comunicava la politica di Washington riguardo alle sanzioni. La maggior parte dei media, rilevando scarsa differenza, hanno parlato di una minaccia senza precedenti alla conduzione degli affari privati.
Questo non è stato il primo caso di durezza di Grenell. Un tempo giornalista di Fox News, poi portavoce di George W. Bush dell’ambasciata presso le Nazioni Unite e collaboratore indipendente di Breitbart News, si è fin dall’inizio immischiato negli affari tedeschi, ammonendo contro il rispetto di un trattato con l’Iran e appoggiando apertamente il partito razzista di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD).
Questo segnale è stato un allontanamento dall’alleanza Germania-USA sin qui eterna? E’ quasi sembrato di sì Angela Merkel ha affermato il diritto della Germania di prendere le proprie decisioni. Ma poi le due parti hanno raggiunto un compromesso: l’enorme ma pacifica nave “Solitaire” che stende il gasdotto può continuare a procedere attraverso il Baltico non causando, insiste, alcun danno all’ambiente sottomarino. Ma saranno anche costruiti due porti marini tedeschi per accogliere le importazioni di gas liguido congelato statunitense, derivato prevalentemente dalla fratturazione idraulica.
Le differenze restano. Toni rudi continuano a sollecitare non minori, bensì maggiori scontri, mirando a est in una tradizione vecchia e sanguinosa. Tra i più duri, anche se sempre con sorrisi e parole ben scelte, c’è il bellicoso ministro della difesa, Ursula von der Leyen.( foto a sinistra) Di fronte a un brutto scandalo di corruzione – affermazioni che a società pappa e ciccia sono stati versate enormi somme per consultazioni non necessarie su acquisti di armi – lei reagisce con richieste di armamenti sempre più nuovi, più mortali e più aggressivi, con un costo di 43 miliardi di euro nel 2019, 4,7 miliardi in più rispetto al 2018.
Le armi statunitense di stanza in Germania sono bellicose a sufficienza, si potrebbe pensare, poiché la rendono uno dei paesi più pesantemente nuclearizzati del mondo, con basi a Buchel e Ramstein. Il numero di stazione là oggi è segreto, ma possono esservi immagazzinate fino a 150 bombe termonucleari B61 “anti-bunker”, sempre pronte a distruggere e uccidere al primo scontro, o forse a una manovra tedesca o statunitense con un missile che attraversi per errore il confine russo vicino a San Pietroburgo, Murmansk o Kerch. La Germania non ha (ancora?) proprie bombe A, ma produce testate nucleari per la marina francese.
La situazione di tira e molla tra gli “atlantisti” di Viva Washington, tra cui i giganti degli armamenti, e quelli che preferiscono fare affari, vendere auto, prodotti chimici, macchinari e prodotti agricoli alla Russia. Oggi le parole denigratorie di Donald Trump riguardo alla NATO, e specialmente alla Germania, hanno incoraggiato piani per un potente nuovo esercito dell’Unione Europea, guidato naturalmente dalla Germania, il suo membro più forte.
Che sia per la NATO o per un esercito della UE, ci sono sempre richieste di bilancio per altre armi “per difendere la sicurezza tedesca”, come se in qualche modo fosse minacciata! Così Lockheed-Martin, Raytheon, Krupp e Rheinmetall possono sfregarsi le mani e andare in banca; si sono miliardi sufficienti per tutti loro! E che gli edifici scolastici vadano a pezzi, gli affitti degli appartamenti salgano alle stelle e le città siano gentrificate!
Eurofighter e Tornado, costruiti per attaccare, possono volare velocemente su punti caldi. Lo stesso vale per nuovi droni che risparmiano piloti e mitraglieri mentre fanno fuori presunti “terroristi” e ogni donna e bambino accanto a loro. Ma come si fanno arrivare in fretta a est carri armati statunitensi Abrams o i Leopard 2 del sesto battaglione tedesco, oggi di stanza a Hardheim ovest? Torniamo all’Autobahn!
La signora von der Leyen ha risposte: “Se tensioni o crisi richiedono rapidi movimenti di truppe a lunga distanza, allora si deve pianificare esattamente come realizzare ciò con grande velocità ed efficienza”. Assieme alla relativa Commissione UE, piani stanno progredendo per ampliare e rafforzare strade, ponti e linee ferroviarie ed eliminare la burocrazia agli attraversamenti di confine. Si lascino rombare a est quei carri armati!
Un po’ di ricerca ha richiamato queste parole: “Nello sviluppo e nella pianificazione della possibilità di rapidi trasporti di truppe, è necessaria la creazione di vie di percorso aggiuntive che agevolino le ferrovie e il movimento di truppe lontano dagli occhi del pubblico. Le forze armate dovrebbero perciò essere coinvolte in ogni fase dello sviluppo e della costruzione”.
Esse facevano parte dei piani per la costruzione della famosa rete autostradale di Hitler, tuttora valida per la velocità ma che un tempo liberò la strada ai panzer nazisti in azioni di guerra lampo, ma poi alla perdita a tre cifre di carri armati nella gigantesca Battaglia di Kursk che pose fine a tutti i sogni di qualsiasi nuova offensiva.
Non è stato imparato nulla dal passato? Gli USA hanno più di 700 basi in un cerchio attorno alla Russia e un bilancio degli armamenti superiore a quelli di Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna, Germania, India e Turchia messi insieme. Nel 2017 i 29 membri della NATO hanno speso 881 miliardi di dollari in armi, quasi 16 volte quanto la Russia, che difficilmente può pianificare un’aggressione.
Ma che cosa potrebbe significare una singola scintilla nel presente confronto, una mossa falsa in Estonia, l’Ucraina, la Siria? Un abbaglio? Nell’agosto del 1945 due bombe – in un minuto ciascuna – uccisero più di 20o mila esseri umani, quasi nessuno di essi un soldato. Russia e Stati Uniti hanno oggi migliaia di bombe che sono molto, molto più sataniche delle due di Hiroshima e Nagasaki.
Possiamo odiare o disprezzare quanto ci piace Trump, Putin o entrambi. Ma nonostante tutti i loro peccati o mali, i peggiori mali del razzismo, della misoginia, dell’immigrazione, della miseria, sì, persino la minaccia del disastro ecologico non impallidiscono al confronto con il pericolo della totale cancellazione del nostro mondo e di tutti coloro che vi vivono?
Il movimento pacifista tedesco, per anni contro molte probabilità, sta conducendo una campagna di petizione chiamata “Abrüsten statt Aufrüsten” (Non armi ma disarmo). Sinora hanno firmato in 140.mila - non molti - ma tra loro i capi di tre sindacati principali e molti vasti gruppi di protesta. Sperano in una campagna crescente che conduca a una grande dimostrazione il 1° settembre, l’ottantesimo anniversario di primi spari della Germania nazista nella Seconda Guerra Mondiale.
La maggioranza dei tedeschi vuole relazioni pacifiche con la Russia (e in generale), nonostante media, politici e grandi gruppi affaristici spingano alla catastrofe. Le spinte all’interno della maggior parte dei partiti variano; i socialdemocratici cercano di tamponare il loro esaurimento con richieste, tratte dalla LINKE (Sinistra), di pensioni migliori. I Cristiani, anch’essi in scivolata, stanno cercando di riparare l’immagine apparentemente troppo umanitaria lasciata dalla loro Angela Merkel in uscita. I Verdi, oggi con grandi progressi, stanno bilanciando l’ecologia con buoni legami economici e diatribe antirusse che superano persino la von der Leyen. L’Alternativa per la Germania (AfD) di estrema destra si sta leccando le ferite nella speranza di un nuovo potere in Germania Est.
Solo la LINKE ha costantemente e unanimemente chiesto una politica di pace. Ma anch’essa è stata lacerata l’anno scorso da spinte opposte, che hanno gravemente svuotato di ogni efficacia l’azione necessaria.
Fonte: Znet traduzione di Giuseppe Volpe