Che fare con la Germania dell'Est? «Compriamola»

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Subito dopo la caduta del muro (9 novembre 1989) Il Cancelliere Helmut Kohl acquistò  - con la compiacenza dell'Urss di Gorbaciov - i 108 mila chilometri quadrati delle ex DDR per 4 marchi poco più di 2 euri al metro quadrato. L'esperto che gli consigliò l'affare era Alfred Herrhausen, il capo della Deutsche Bank, il quale non pretese alcuna ricompensa. Altri tempi. 

Oggi i consiglieri dei politici a Berlino, e nei Länder, sono centinaia, migliaia, potranno anche essere amici di un ministro, ma sono dei tecnici che valutano un progetto in base soltanto al profitto, non sull'importanza politica e sociale o, addirittura, morale.

EspertoCostano cari i consiglieri del governo. E a che servono?

Quando cadde il muro, il nove novembre di trent'anni fa, tutti furono colti di sorpresa. Il Cancelliere Helmut Kohl chiese consiglio a Alfred Herrhausen, il capo della Deutsche Bank, una banca che era ancora tedesca non solo di nome.

Che fare con la DDR? «Compriamola», fu la semplice risposta. Con miliardi di Deutsche Mark all'Urss per aiutare Gorbaciov a convincere i suoi. La Germania Est costò all'incirca 4 marchi a metro quadrato, 4 mila lire, 2 euro, per i 108 mila chilometri quadrati, neanche molto grande, una volta e mezza la Baviera. Troppo caro?

Alfred e Helmut si davano del tu, erano amici, e il Cancelliere si fidava ciecamente. Herrhausen non pretendeva ovviamente nessun compenso, e fu considerato pericoloso dagli ultimi terroristi della Rote Armée Fraktion che lo uccisero tre settimane dopo la caduta del muro, il 30 novembre dell'89.

Altri tempi. Oggi i consiglieri dei politici a Berlino, e nei Länder, sono centinaia, migliaia, potranno anche essere amici di un ministro, ma sono dei tecnici che valutano un progetto in base soltanto al profitto, non sull'importanza politica e sociale o, addirittura, morale. Da noi, a volte, non diciamo spesso, una consulenza nasconde una mazzetta, i consiglieri non sanno nulla, e nel migliore dei casi non danno consigli.

In Germania forse è peggio: sono competenti, si impongono ai politici, e finiscono per sbagliare. Risparmiare su salari e investimenti per aumentare gli utili conduce a disastri, come dimostra l'esempio della Deutsche Bahn, le ferrovie, ieri puntuale e efficiente, e oggi bersaglio delle critiche dei passeggeri inferociti, bisognosa di investimenti sempre più costosi.

Il ministero delle Finanze ha reso noto, riferisce la Frankfurter Allgemeine che dal 2006 ad oggi il governo ha firmato oltre seimila contratti di consulenza ma rimane poco chiaro quanto si sia sborsato: almeno un miliardo e duecento milioni di euro.

È stato il deputato Matthias Höhn, della Linke, il partito dell'estrema sinistra, a chiedere una documentazione. Non è stato facile. Il Finanzministerium ha dovuto chiedere un rapporto al governo centrale, e ai 16 ministri delle Finanze dei Länder, che hanno competenza su diversi settori.

«Il bilancio è parziale» ha dovuto confessare la sottosegretaria Bettina Hagedorn. I dati sono incompleti e difficilmente confrontabili tra loro, e valutabili, anche perché in base alla legge le amministrazioni devono conservare i documenti solo per cinque anni. Le spese risultano nei bilanci, ma non è sempre chiaro a che cosa siano servite. Già per l'anno 2014 ci sono dei vuoti, e non è chiaro se le somme siano state elargite per una consulenza o come sovvenzioni per un determinato progetto.

Un'ambiguità all'italiana. Negli ultimi cinque anni, di cui esiste una documentazione più completa, le spese continuano a aumentare: 63 milioni nel 2014, e siamo a 105 milioni l'anno seguente, a 243 milioni nel 2016, a 248 milioni nel 2017, per l'anno scorso non ci sono ancora dati completi. Come pensare che nel decennio precedente si sia stati più parsimoniosi?

Per Höhn «i 1200 milioni sborsati sarebbero solo la punta dell'iceberg, e la somma sprecata per consulenze inutili è certamente di molto superiore. Con trucchi e giochi di parole il governo cerca di nascondere la realtà».
Ad esempio il ministero della Difesa a una prima interrogazione aveva risposto che dal 2006 le consulenze erano costate 14 milioni, ma lo scorso dicembre ha precisato la cifra: 217 milioni. Secondo lo Spiegel il conto è molto più elevato, occultato da contratti locali, e sotto le voci più disparate: nel 2017, sono stati pagati a società di consulenza 2,9 miliardi di euro. Un consulente costa da 4 mila a 12 mila euro al giorno.
 

Perché bisogna pagare degli esperti se per i ministeri lavorano 20 mila funzionari assunti proprio in base alle loro competenze?

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Roberto Giardina

Roberto Giardina, dal 1986 in Germania, è corrispondente per il QN (Giorno-Resto del Carlino- La Nazione) e Italia Oggi. È presente su Berlin89 con la rubrica Pizza con crauti.  
Autore di diversi romanzi e saggi, tradotti in francese, spagnolo, tedesco. 

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