Io che ho raccolto firme per il Referendum
E’ qualcosa di umanamente stupefacente il risultato che, nel silenzio dei media, sta raggiungendo la raccolta firme per la proposta di Referendum sulla Eutanasia Legale della Associazione Luca Coscioni. Una campagna che, ricordiamo, propone un referendum per depenalizzare l’aiuto attivo a morire del consenziente in specifiche e definite situazioni, per aprire la strada a una legge sul modello olandese, belga e spagnolo .
Anche la Corte costituzionale, dopo i casi di DJ Fabo e di Davide Trentini , ha chiesto al Parlamento di affrontare questo tema rivolgendo un «monito al legislatore affinché provvedesse all’adozione della disciplina necessaria al fine di rimuovere il vulnus costituzionale riscontrato», perché «l’esigenza di garantire la legalità costituzionale deve prevalere su quella di lasciare spazio alla discrezionalità del legislatore».
Necessitando, quindi, una legge per definire procedure, scadenze e responsabilità nell’inerzia di un Parlamento che non si è mai riunito per parlare di eutanasia legale.
Ma, quello che sta accadendo è qualcosa che va oltre il politico, sia pure nel senso più alto della parola dato che di polis si parla e di teckné. Di cittadini e di arte di governarli, possibilmente secondo il loro sentire. E’ qualcosa di umanamente stupefacente .
La dimostrazione plastica di quanto il Paese sia distante dalla cosiddetta politica. Di quanto le persone, se coinvolte su temi alti, su temi che tocchino nel profondo le proprie vite rispondano.
Si vede tantissimo seduti ai tavoli di questa incredibile raccolta firme credetemi.
Si vedono i tanti che, con passo deciso, si avvicinano da lontano perché ci hanno cercati per firmare, si vede chi non lo sapeva e alla spiegazione di cosa stiamo facendo si illumina e dice che sì, certamente firma e, soprattutto, si vede chi vi arriva con commozione.
Con la mano che quasi trema mentre firma.
E allora ascolti.
Ascolti vite, ascolti storie e ti dispiace perché ci vorrebbe un tavolo a fianco a quello delle firme per avere il tempo di accoglierle tutte quelle storie, senza preoccuparti della fila che si forma.
Vicende sì di dolore certo ma, soprattutto, di rammarico per la dignità che se ne andava, di impossibilità a dare sostegno, di incapacità di rispondere a chi si amava.
Racconti di chi è passato attraverso il dolore, di chi conosce quanto possa trasformarsi il nostro corpo in una prigione e di quanto possa soffrire un’anima , o un intelletto o spirito che dir si voglia, racchiuso in quel dolore. Chi ha visto questi abissi capisce profondamente quanto questa raccolta firme sia importante e quanto, comunque la si pensi e comunque si possa voler decidere per sé stessi trovandosi in una simile situazione, sia invece importantissimo lasciare agli altri quella possibilità di decidere.
Compreso quello che noi stessi non faremmo.
Questo hanno capito le migliaia e migliaia di italiani che stanno firmando in questi giorni. Questo.
Con coraggio e amore. Perché ci vogliono amore per la Vita e coraggio per volere profondamente che ognuno possa essere libero fino alla fine e, se lo desidera, decidere per la propria vita.
Essere ad un tavolo di raccolta firme per il Referendum per l’Eutanasia Legale è una esperienza umana straordinaria in questa estate 2021.
Ci sono sorrisi, ci sono emozioni, c’è la Vita vera delle persone. Ci sono ricordi, persone presenti nella memoria accanto a quelle firme. C’è un Paese che chiede alla Politica di raccordarsi, per una volta, con la propria vita quotidiana. Un Paese che vive oggi i suoi i momenti di dolore nella consapevolezza di una ipocrisia imperante.
Perché, che lo si voglia dire ad alta voce o no, l’Eutanasia in Italia c’è. Quella illegale, quella ignava, che non agisce, quella lasciata alla ironica “fortuna” di trovare il modo , nel momento più sfortunato della propria vita , di rapportarsi nel silenzio con qualcuno che ti ascolti.
Senza regolamentazione, ipocritamente, nel finto perbenismo con cui si sente assolto chi continua a non decidere su questo tema. Perché, in Italia, come ai tempi dell’aborto quando ero ragazzina ti salva ancora questo. Avere i soldi per poter andare a decidere in un altro Paese o, per dirla alla toscana e con enorme affetto, trovare due bischeri come Marco Cappato o Mina Welby che si accollano processi per sostenere un diritto , uscendone assolti fortunatamente.
Per cui, finito di scrivere qui si torna ai tavoli a raccogliere firme.
La strada delle 500 mila da raccogliere entro la fine di settembre è lunga ma ad oggi sempre meno impossibile.
Se chiedono a me perché lo faccio io sorrido. Ci sono tantissimi motivi ma uno che si può e si deve raccontare, è una promessa. E’ l’immagine di una impronta digitale blu su un libro. Sotto una delle dediche più belle mai avute nella vita.
E’ con quella che firmava il mio amico Max (Max Fanelli). Colpito dalla Sla alla fine non poteva muovere altro che la palpebra sinistra. Solo con quella scrisse l’ultimo dei suoi libri, quello che conservo, con quella impronta blu fra le cose più care, e smosse politici fino ad arrivare anche al Presidente Mattarella.
Si era inventato quella firma per continuare ad essere una persona, mente unica e straordinaria alla faccia del corpo scatola in cui la sua mente era imprigionata .
Ogni sera, ogni volta che mi siedo al tavolo per le firme io so che mi sta guardando da dove è ora, magari su una spiaggia , con una birra in mano e la sua chitarra.
Ed è felice.
Milene Mucci, Fondazione "Antonino Caponnetto", libera-mente a Sinistra.
Toscana di Arezzo, vive da una vita all'ombra delle amate Apuane, contro il cui scempio ambientale, si batte. Due figli che stanno diventando adulti ai quali non si rassegna a consegnare un’Italia che li sconcerta. Si occupa di comunicazione e counseling. Da sempre con Ignazio Marino per le sue battaglie sui diritti civili. Ex Direzione Regionale del Pd Toscana (con l'area politica di Pippo Civati), da cui si è dimessa nel luglio 2015 uscendo anche dal partito. Membro del Cdc ha orgogliosamente votato No il 4 dicembre 2016. Pragmatica idealista, in attesa che la Sinistra ragioni, al momento, non vuole più tessere. Referente per Massa e Carrara della "Fondazione Antonino Caponnetto", membro Ufficio di Presidenza della Fondazione. Si occupa del Progetto "Sentinelle della Legalità", in collaborazione col Miur, voluto dal Giudice all'indomani della Strage di Capaci per parlare ai giovani nelle Scuole di tutta Italia di Legalità e Cittadinanza Attiva.