Prima la Topolino del Duce poi il Maggiolino del Führer
La FIAT avrà 120 anni nel 2019. Topolino per gli americani Mikey Mouse inventato da Walt Disney dal 1926 è stato per quasi venti anni anche il nome di un’automobile. ma non un modello qualsiasi. Fu l'antesignana, la prima Fiat 500, e ricoprì un ruolo molto importante nell’industria e nella società italiana.
Alla fine degli anni Venti l’automobile era ancora un oggetto per pochi. Costava troppo per le tasche dell’operaio, irragiungibile per un contadino. Ma era un oggetto del desiderio per tutta la popolazione. Permettersi un’auto era la realizzazione di un sogno proibito, la testimonianza del raggiungimento di un certo status sociale.
A Benito Mussolini non sfuggiva che una popolazione in grado di comprare giocattoli importanti diventava felice, e diventava più agevole da controllare e manipolare.
Era il tempo e l’idea fu sua, per aumentare il consenso popolare intorno alla sua persona e quindi al regime serviva un’automobile economica, alla portata di tutte le tasche o quasi.
Il duce convocò il senatore Giovanni Agnelli e del tutto ovviamente gli ordinò di produrre un’auto da vendere a 5.000 lire. Era il 1930. Questa idea venne rielaborata quattro anni più tardi da Adolf Hitler che, per gli stessi motivi, voleva la costruzione di una Volkswagen, cioè un’auto del popolo; Ferdinand Porsche gli confezionò quindi il Maggiolino.
Il primo prototipo dell’auto popolare venne progettato da Oreste Lardone, un giovane ingegnere dalle idee innovative. Egli propose una vettura a trazione anteriore, una soluzione tecnica fino a quel momento usata solo a livello sperimentale da pochissimi costruttori. Pronto il prototipo nel 1931, il primo test drive fu condotto nei dintorni di Torino con lo stesso Agnelli a bordo. Ad un certo punto scoppiò un incendio che costrinse i tre occupanti della vettura a fuggire rapidamente. Agnelli incolpò a torto la trazione anteriore e pose un divieto assoluto di usare questo meccanismo su tutti i modelli dell’azienda.
Un vero tormento perchè la trazione anteriore per un veicolo di questo genere era la soluzione migliore, i progettisti si trovarono in una specie di vicolo cieco, anche perchè Lardone era stato cacciato, a quei tempi praticamente bandito dall’industria automobilistica italiana.. Ma Agnelli non ne voleva sapere.
Mussolini gli metteva pressione, e deludere il capo del fascismo era pericoloso anche per il padrone della Fiat, che "sollecitò" il reparto tecnico aziendale di trovare una soluzione al più presto, in "fretta".
Il direttore tecnico a quel tempo Antonio Fessia affidò l’incarico ad un altro giovane ingegnere, Dante Giacosa. Che era stato suo assistente nella progettazione della Balilla, dato il soprannome, il modello di maggior successo della casa.
Giacosa fu il progettista più importante di tutta la storia della Fiat. Tutti i modelli di maggior fortuna commerciale della casa fino al 1970 saranno firmati da lui.
Dante Giacosa era un pragmatico, la creatività era fondamentale ma non serviva a niente se non faceva i conti con i vincoli economici e tecnici e le esigenze commerciali dell’azienda.
Per poter essere venduta ad un prezzo molto basso la 500, nome in codice del progetto Zero A, doveva esssere molto economica da costruire. Quindi, telaio ridotto ai minimi termini, il passo, ovvero la distanza tra i due assi, fu di soli due metri. Creatività abbinata alla razionalità, ricavò lo spazio per un abitacolo accettabile posizionando il motore a sbalzo, cioè in avanti rispetto all’asse, quello anteriore ovviamente e a quel tempo non lo faceva nessuno. Il radiatore fu collocato in posizione molto arretrata e sopra il motore così diminuiva l’ingombro della sezione frontale, queste soluzioni ingenieristiche consentìrono ai disegnatori della carrozzeria di adottare una forma per il tempo molto aerodinamica. Quindi un miglioramento delle prestazioni per un motore di così bassa cilindrata. Ma non solo, il radiatore in quella posizione evitava l'uso della pompa dell’acqua, sfruttando il principio fisico per cui i fluidi a temperatura più alta si spostano verso l’alto, quindi l’acqua a temperatura minore poteva raffreddare il motore. In più il serbatoio della benzina era più in alto, quindi il carburante affluiva al motore in virtù della forza di gravita, eliminando la pompa di alimentazione. Ecco quindi gli ingredienti che permettevano il risparmio di costi e peso.
Il prototipo fu collaudato nel 1934 e venne approvato. La Fiat 500 venne presentata ufficialmente nel 1936 all’inizio dell’estate e subito messa in vendita. Il prezzo era di 8.900 lire, molto più alto di quello fissato da Mussolini, e anche il duce dovette accontentarsi. Della Volkswagen di Hitler ancora non c’era traccia.
La 500 divenne il mezzo ideale per motorizzare una nazione che nel '34 aveva un rapporto di un’auto ogni 200 abitanti, dieci volte meno della Francia e 40 volte meno degli Stati Uniti. Anche se ad un prezzo equivalente a circa 20 stipendi di un operaio specializzato, la Fiat 500 era competitiva e alla portata della piccola borghesia.
La Topolino nelle sue varie evoluzioni sarà prodotta fino al 1955, anche dopo la guerra serviva un’auto molto economica per far ripartire il Paese semidistrutto. Complessivamente furono costruiti circa 520.000 esemplari, contando anche quelli prodotti su licenza da altre marche, soprattutto Simca ed NSU.
Questa prima Fiat 500 aveva un motore a quattro cilindri da 569 centimetri cubici ed erogava 13 cavalli. Ma grazie ad un peso ridottissimo (535 Kg,) e la forma aerodinamica riusciva a raggiungere 85 Km/h, e consumava una media di 6 litri per 100 Km: 16 Km con un litro!
La Fiat 500 rimase immutata fino al 1948, prodotta in 110.000 esemplari. Poi la seconda generazione, chiamata 500 B, la meccanica era più evoluta, il motore più potente e dai consumi inferiori, il telaio più stabile e le sospensioni più confortevoli.
Nel 1948 ebbe anche la versione station wagon, la 500 B Giardiniera Belvedere, quattro posti, coda con portellone verticale ed un bagagliaio voluminoso.
Nel 1949 l’ultima evoluzione, chiamata 500 C. Il design cambiava, il muso più convenzionale ma anche moderno, il motore ebbe la testata in alluminio al posto della ghisa.
La Topolino venne costruita fino al 1955 nella versione Giardiniera, mentre la produzione della berlina terminò nel 1954. Era arrivato il momento di lasciare il posto alla Fiat 600.