L'Italia con le sue meraviglie ma senza «la rettitudine tedesca» - Terra della bellezza, la storia e la sua cultura
Infine, dopo un nuovo lungo soggiorno a Roma, Goethe riprende la via di casa.
Si scoprirà presto quanto questa esperienza lo abbia cambiato. Basta considerare la sua evoluzione letteraria: lo scrittore prenderà le distanze dal pre-romantico Werther, il protagonista dei “Dolori” e nel grande romanzo della maturità, “Le affinità elettive”, sarà visibile l'impronta serena della tradizione classica che ha assimilato fra i templi della Magna Grecia e l'arte di Roma antica.
Il viaggio di Goethe s'inserisce in una consuetudine ormai radicata. Già da tempo la terra della bellezza, la sua storia e la sua cultura, esercitano sul mondo intellettuale tedesco un'attrazione magnetica. Basti pensare ad artisti come Anton Raphael Mengs, attivo a Roma fin dagli anni Quaranta del Settecento, che Johann Joachim Winckelmann riteneva il più grande pittore del tempo, e che s'ispirava ai maestri dell'arte italiana.
O lo stesso Winckelmann, storico dell'arte e archeologo che il papa nominò sovrintendente alle antichità, scientificamente ma anche emotivamente interessato alle maestose rovine di Roma, agli scavi di Ercolano e soprattutto ai templi di Paestum.
Durante il soggiorno a Roma Winckelmann è la guida di numerosi aristocratici tedeschi impegnati in quello che già si chiama Grand Tour, il viaggio di formazione e di iniziazione nei luoghi sacri alla storia del pensiero e dell'arte: ormai un obbligo per un giovane gentiluomo e soprattutto per un artista. L'assidua frequentazione delle antichità greche e italiane dà impulso al neoclassicismo, che supera le involute forme barocche riproponendo la pacata semplicità dell'arte antica.