L'Italia con le sue meraviglie ma senza «la rettitudine tedesca» - Italiani del sud che “non lavorano per vivere ma per godere”
“A Napoli mi sembra di essere un altro... o ero pazzo prima di arrivarci o lo sono ora!”
Da Napoli va in Sicilia, dove si trattiene un mese affrontando i rischi e le scomodità di una terra non ancora attrezzata per ospitare viaggiatori. Ma ammira cose fantastiche, come il tempio dorico di Segesta e la valle dei templi ad Agrigento. Vede "la splendida" Palermo invasa dalla sporcizia e nota la differenza con Napoli, che invece ha trovato ben pulita. Descrive Taormina come il “massimo capolavoro dell'arte e della natura”. Vede Messina devastata dal terremoto di pochi anni prima. Poi s'imbarca per tornare a Napoli e rischia il naufragio a Capri a causa di una bonaccia che ha spinto la nave alla deriva verso gli scogli.
Goethe osserva attentamente i costumi degli italiani del sud, trova che “non lavorano per vivere ma per godere” e “anche quando lavorano vogliono essere in allegria”. Scrive che gli aristocratici e perfino gli ecclesiastici amano dissipare le loro risorse nello sfarzo. In qualche modo confermando il luogo comune, sostiene che il giudizio della gente del nord a proposito dei meridionali indolenti e fannulloni dovrebbe tener conto di un clima che assicura molto tempo da dedicare al riposo e ai piaceri.