Il gran peccato dei "Fratelli della Carità"

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Accade in Belgio, di mezzo c'è l'Eutanasia. La vicenda che ne è nata  si presta a interpretazioni controverse, come sovente accade quando i protagonisti sono  i preti. Da una parte c'è il silenzio carico di significati dei vescovi belgi, dall'altra parte c'è il Vaticano che proibisce di chiamarsi cattolici gli ospedali gestiti dall'Organizzazione dei Fratelli della Carità, paladini del diritto all’eutanasia.  I "Fratelli" gestiscono in Belgio 12 ospedali, nonché diverse scuole e centri per gli anziani, dando lavoro a  più di 13 mila persone.  

I "Fratelli" gestiscono in Belgio 12 ospedali, nonché diverse scuole e centri per gli anziani, dando lavoro a  più di 13 mila persone.

 L'eutanasia  «è una grave violazione della Legge di Dio, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una persona umana. Tale dottrina è fondata sulla legge naturale e sulla Parola di Dio scritta, è trasmessa dalla Tradizione della Chiesa ed insegnata dal Magistero ordinario ed universale» (Giovanni Paolo IIEvangelium vitae, n. 65).

 

 jacob bentzinger 2PremessaIn Belgio non esiste alcun patto tra Chiesa e Stato, di conseguenza non esistono corridoi privilegiati per le imprese che si autodefiniscono cattoliche, come accade in Italia. Pertanto per costituire le loro strutture, le congregazioni religiose devono adeguarsi alle norme previste dal legislatore. Solitamente la scelta ricade  sulla costituzione di associazioni non profit, riconoscibili con la sigla VZW (in fiammingo) o ASBL (in francese). I Fratelli della Carità nascono come congregazione religiosa di fratelli (non sacerdoti) dedicati alla cura professionale delle persone, con una particolare specializzazione per i malati psichiatrici. 

Si tenga a mente che  assieme ai Paesi Bassi, il Belgio è l’unico Paese dove i medici sono legalmente autorizzati ad aiutare a morire le persone con problemi di salute mentale, qualora venga richiesta.  Inoltre, possono ricorrere  all’eutanasia le  persone con uno stato di dolore "insopportabile'', purchè ci sia l'assenso di tre medici, tra cui uno psichiatra. Negli ospedali della Congregazione non ci si è sottratti alla regola. Il motivo l'aveva chiarito il superiore della Congregazione Raf De Rycke, " Noi rispettiamo la libertà dei medici di effettuare l'eutanasia oppure no, in quanto questa libertà è garantita dalla legge.".

La risposta della Congregazione per la Dottrina della Fede non si è fatta attendere. Ha definito inaccettabile l’eutanasia in una istituzione cattolica, non poteva essere diversamente. Quel che stupisce è il silenzio dei vescovi belgi, che è stato rotto dopo tre anni dall' intervento della Congregazione per la Dottrina della Fede. Infatti, con un laconico comunicato del maggio 2020 i presuli belgi si sono limitati a scrivere che siccome la vicenda è, "dolorosa ed estremamente complessa.";  essi   pregano per, "la continuazione di un dialogo prolungato tra tutti gli attori interessati. Sulla base della loro responsabilità pastorale". Pertanto,  "continueranno a investire a favore dell'unità e della comunione all'interno della comunità ecclesiale. ".

La storia . Tutto s'inizia nella primavera del  2017, con l’Organizzazione Fratelli della Carità che diffonde una sorta di nota con le linee guida dei dodici ospedali che gestisce in cui tra l'altro s'informa, che “ in condizioni estreme il dottore e il paziente insieme possono scegliere il quando e il dove somministrare l’eutanasia", prendendo in considerazione il contesto, incluso l’impatto sui pazienti”.

In tutto sono poche righe e qualche virgola e punto, ma sufficienti ad appizzare in Vaticano, la  Congregazione della Dottrina delle fede, la Segreteria di Stato e il dicastero per la Vita che inviano nell'agosto di quello stesso anno, una sorta di ukaz con l'invito a ritornare nei ranghi, il che vuol dire seppellire la prassi dell'eutanasia negli ospedali, e pesanti sanzioni canoniche per i religiosi disubbidienti.

Tuttavia nonostante la minaccia vaticana, il consiglio di amministrazione degli ospedali non sospende la prassi poiché, “offrire l’eutanasia in casi di grande sofferenza, è in linea con il Magistero della Chiesa , è conforme al pensiero cristiano”, A supporto  - in Belgio e nei Paesi Bassi - c'è una legge che consente l'eutanasia, come in nesuna altra parte in Europa. Tuttavia resta sempre il fatto che i Fratelli della Carità sono una congregazione religiosa, devono rispettare le Sacrae disciplinae leges . Figurarsi se una congregazione  si può permettere di  affermare cosa è o non è conforme al Magistero.  I "Fratelli" belgi se lo sono potuti permettere, come mai?

Non è la prima volta che in Belgio accade. Un precedente simile di scollamento tra l' istituzione e il Magistero lo si ritrova all’università fiamminga di Lovanio, fondata nel 1425, 41 mila 255 studenti di cui 22 mila 364 donne, uno dei più importanti centri della ricerca scientifica mondiale, e la più antica università cattolica al mondo. Era accaduto che il rettore, all'epoca Rik Torfs,docente di Diritto canonico, già senatore dei cristiano democratici, pur dichiarandosi personalmente contrario all'eutanasia, aveva ammesso che nella clinica universitaria si somministra l’eutanasia: dai 12 ai 15 casi l’anno. A chi gli aveva chiesto come lo avessero spiegato o giustificato al Vaticano, il Rettore aveva risposto, “Immagino anch’io che in Vaticano non siano felici per i casi di eutanasia nell'ateneo . Ma il Belgio è un paese pluralista, la legge è stata approvata dal Parlamento.”.

Nella capitale dell’Unione europea, i cattolici praticanti sono il 12 percento della popolazione. Superati dai musulmani praticanti, al 19 percento. Come ha documentato il quotidiano La Libre, metà delle Chiese storiche rischiano la chiusura o la vendita e la ristrutturazione per scopi non religiosi. Come è accaduto nel cuore di Gent: una cappella del XVI secolo è stata trasformata in un Holy Food Market, il paradiso dei gourmet. Non è l’unica.  

Conclusione – Nella primavera del 2020, tre anni dopo l'inizio della vicenda la Congregazione per la Dottrina della Fede, invia al Superiore generale dei Fratelli della Carità, la lettera ufficiale con la quale chiede  di sospendere la prassi dell’eutanasia poiché essa "non fa riferimento né a Dio, né alla Sacra Scrittura, né alla visione cristiana dell’uomo". Dopo aver ricordato le numerose riunioni interdicasteriali del 31 agosto e del 7 novembre 2017, del 1° febbraio, 15 marzo, 20 giugno e 12 ottobre del 2018 e del 20 luglio 2019", senza un nulla di fatto,  il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, sottolinea che durante quelle riunioni,"  ogni volta era stato chiesto ai Fratelli della Carità di affermare per iscritto e in modo inequivocabile la loro adesione ai principi della sacralità della vita umana e dell’inaccettabilità dell’eutanasia, e, come conseguenza, il loro rifiuto assoluto di eseguirla nelle istituzioni da essi dipendenti. Purtroppo, le risposte pervenute non hanno dato assicurazioni su questi punti." Pertanto - prosegue la lettera  - al termine di questo lungo e sofferto cammino e constatando la mancanza di volontà di accettare la Dottrina cattolica in merito all’eutanasia, pur con profonda tristezza, si comunica che gli Ospedali psichiatrici gestiti dall’Associazione Provincialat des Frères de la Charité asbl in Belgio non potranno più, d’ora innanzi, ritenersi enti cattolici.", firmato Luis F. Card. Ladaria, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede.

Da qui la replica dei vescovi belgi che invocano da una parte, " la continuazione di un dialogo prolungato tra tutti gli attori interessati.", e dall'altra parte esprimono, "la loro più profonda stima nei confronti dei Fratelli della Carità e di tutti i loro collaboratori", Infine per cronaca, gli ospedali dei "Fratelli" non si dicono più cattolici, ma cristiani. La differenza è sottile, ma nasconde l'intenzione di non abbandonare la "prassi"  secondo la quale se non si può salvare è meglio lasciarli andare.

 

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